Un titolo che ha perso più del 60% dal picco ma continua a staccare dividendi generosi. Una crisi visibile nei dati, ma meno chiara nelle intenzioni del mercato. Perché Target Corporation è ancora sotto i riflettori, nonostante tutto? Il momento è critico, ma tra segnali negativi e slanci di fiducia, il destino del colosso americano resta tutt’altro che scritto. La storia non è finita, forse è solo cambiata.
Guardare l’andamento del titolo TGT nel 2025 è come osservare il grafico di un crollo controllato. Il valore ha perso il 28% da inizio anno, accumulando una discesa di oltre il 60% dai massimi del 2021. Il quadro è cupo, senza dubbio, eppure non è privo di sfumature.

Il mercato ha reagito duramente a vendite in calo, traffico ridotto nei negozi e margini messi sotto pressione. Ma in parallelo, Target Corporation ha deciso di rilanciare, scegliendo una strada che non passa solo per i numeri ma per un piano profondo di trasformazione.
Tra critiche, sfide logistiche e concorrenza agguerrita, l’azienda ha visto sgretolarsi una parte della sua solidità percepita. Eppure, non ha rinunciato a posizionarsi come un asset interessante per chi cerca rendimenti stabili. È proprio questo contrasto – tra la crisi operativa e la continuità finanziaria – che rende il caso Target così interessante in questa fase.
Target Corporation: crisi di fiducia o nuovo ciclo?
I dati del primo trimestre 2025 hanno confermato un trend negativo. Le vendite sono scese del 2,8%, con un calo del 3,8% nelle vendite comparabili e del 5,7% nel traffico nei punti vendita. Il margine lordo è scivolato al 28,2%, mentre quello operativo si è fermato al 3,7%. Indicatori che parlano chiaro: Target Corporation sta vivendo una fase di debolezza strutturale.

A questo si aggiunge l’aumento delle scorte (+11% su base annua), un segnale evidente di inefficienze nella catena logistica. Ma non è solo questione di gestione interna. Le tensioni reputazionali legate alle iniziative DEI hanno scatenato boicottaggi e acceso polemiche, minando ulteriormente la percezione del marchio. Un colosso come Walmart o una macchina digitale come Amazon si muovono più rapidamente, e il gap si fa sentire.
Il peso della concorrenza, unito al cambio nei comportamenti dei consumatori, ha spinto Target verso un territorio incerto. Il calo di fiducia è palpabile, ma non definitivo. Anche perché il mercato, spesso, guarda oltre i numeri del trimestre.
Un dividendo resiliente e strategie per voltare pagina
Nonostante le difficoltà, a giugno 2025 l’azienda ha deciso di aumentare il dividendo trimestrale dell’1,8%, portandolo a 1,14 dollari per azione. Un rendimento annuo del 4,6% è notevole, soprattutto nel contesto attuale. Il payout ratio resta sotto il 55%, segno che le distribuzioni non stanno intaccando eccessivamente la struttura finanziaria. Non è solo una mossa simbolica: è un messaggio chiaro agli investitori di lungo corso.
Parallelamente, è stato creato l’Enterprise Acceleration Office, con l’obiettivo di ottimizzare la supply chain, digitalizzare i processi e rendere l’azienda più agile. Sul fronte commerciale, si investe nel restyling dei punti vendita e in collaborazioni con brand di fascia alta per riconquistare una clientela sempre più esigente. Non si tratta di promesse vaghe, ma di un piano già in fase di attuazione.
Gli analisti, intanto, mantengono una visione cautamente ottimista. Su 34 valutazioni, solo 2 consigliano la vendita, mentre 21 suggeriscono di mantenere la posizione. Otto indicano un forte acquisto. I target price medi si aggirano tra 110 e 117 dollari, ma alcune case – come Oppenheimer – vedono un potenziale fino a 130 dollari.
Il punto è semplice: Target Corporation è ancora in transizione. Il futuro non è scritto, ma se riuscirà a concretizzare le sue iniziative, potrebbe tornare a sorprendere.