Mentre le borse continuano a riflettere i persistenti timori degli effetti deleteri sull’economia delle politiche monetarie delle banche centrali ecco come prepararsi agli eventi della settimana.
L’economia globale appare sempre più vicina a una grande crisi concertata dalle politiche monetarie restrittive avanzate dalla maggior parte dei paesi industrializzati compresa la svizzera. Così le nazioni sembrano andare incontro a una recessione più o meno profonda nei prossimi mesi.
Sono due gli indicatori che stanno evidenziandone la gravità; il primo è il dollar index salito a un nuovo record positivo, l’altro è il rendimento dei Titoli di Stato USA che hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi decenni.
Con questo tipo di dinamiche la forza delle politiche monetarie segna il passo di ciò che sarà la prima metà del 2023.
La più grande preoccupazione è che la Fed non avrà la determinazione per alzare i tassi una volta manifesto il rallentamento economico e che l’inflazione sarà contenuta solo dopo gli effetti negativi sull’economia. La fonte principale dell’inflazione attuale è oggi l’eccesso di domanda causata dall’enorme liquidità riversata dalle politiche espansive per contrastare gli effetti recessivi della pandemia.
Recentemente un sell off sulle attività più rischiose nel mercato finanziario del Regno Unito ha acuito i timori sui bruschi cambiamenti che possono avvenire sui mercati globali.
Tra gli avvenimenti principali in grado di segnarne l’inizio le trimestrali delle aziende quotate che verranno pubblicate a ottobre. Gli scambi sul mercato finanziario questa settimana saranno punteggiati da una serie di rapporti economici: richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti, i dati sul PIL e il PMI cinese.
Continuano a pesare i rischi geopolitici derivanti dalla guerra in Ucraina, le tensioni su Taiwan e i disordini in Iran. Nel frattempo, l’OCSE ha tagliato quasi tutte le previsioni di crescita per il Gruppo del G20 per il prossimo anno.
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