Troppe notti insonni: cosa fare se il lavoro diventa un incubo

Occhi spalancati nel buio, mente che corre a mille, la sveglia che si avvicina. E il sonno? Non arriva. L’insonnia non è solo una questione di cuscini o caffè al mattino. Per alcuni è una battaglia quotidiana, per altri un effetto collaterale diretto del lavoro.

Ma può davvero trasformarsi in un diritto riconosciuto? E se a causarla fosse proprio l’ambiente professionale? Le risposte non sono scontate. A volte, ciò che sembra solo stanchezza può nascondere qualcosa di molto più serio.

Persona che soffre di insonnia
Troppe notti insonni: cosa fare se il lavoro diventa un incubo-trading.it

Chi convive con l’insonnia sa cosa significa affrontare la giornata in riserva. Non si tratta semplicemente di essere stanchi: è una sensazione costante di fatica, mancanza di concentrazione, irritabilità. Tutto sembra più difficile. A lungo andare, questa condizione può compromettere salute e rendimento, eppure viene spesso sottovalutata. L’insonnia, se associata a una patologia riconosciuta, può però aprire le porte a tutele ben precise. Il punto è capire se quel non dormire è il sintomo di qualcosa di più profondo e clinicamente rilevante.

Quando l’insonnia è legata a una malattia riconosciuta

Da sola, l’insonnia non dà diritto all’invalidità. Ma quando è legata a condizioni come depressione, disturbi d’ansia o patologie croniche, può rientrare in un quadro clinico che giustifica una richiesta all’INPS. Serve, però, un certificato medico che attesti la patologia e colleghi in modo diretto i disturbi del sonno alla malattia.

Persona che soffre di insonnia
Quando l’insonnia è legata a una malattia riconosciuta-trading.it

Il medico curante, o uno specialista del Servizio Sanitario Nazionale, deve redigere una certificazione che descriva in modo dettagliato la situazione, utile anche per richiedere il riconoscimento di invalidità civile. Non basta dire “non dormo mai”, servono prove, referti, visite, che documentino la cronicità del problema. Solo in questo modo l’insonnia potrà essere considerata parte integrante di un quadro clinico più ampio, e quindi valutabile da una commissione medica.

Quando è il lavoro a togliere il sonno

Ci sono casi in cui l’origine dell’insonnia non è una malattia, ma l’ambiente di lavoro. Mobbing, turni massacranti, mansioni usuranti o richieste eccessive possono causare un carico psicologico che si traduce in notti insonni. E qui le cose si complicano. In presenza di un ambiente lavorativo insano, il datore può essere ritenuto responsabile per il danno alla salute del dipendente. Ma come dimostrarlo?

Un certificato medico può attestare l’insonnia, ma non sempre basta. È necessario dimostrare che il contesto lavorativo era realmente dannoso. A volte la Cassazione ha riconosciuto il danno anche senza certificato, se il carico lavorativo era chiaramente eccessivo. Ma occorrono prove, documenti, testimonianze. Non basta dire che si è stressati: bisogna provare che le condizioni erano fuori norma.

Ottenere un risarcimento, quindi, è possibile. Ma serve un percorso preciso: diagnosi medica, collegamento con l’ambiente di lavoro, e documentazione che confermi che lo stress non è autoinflitto ma provocato da richieste oggettivamente insostenibili.

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