Quando si parla di contributi, il pensiero corre subito al peso che grava sulle tasche. Ma ci sono scenari in cui la legge consente di evitarli, senza scorciatoie né trucchi
Tra normative poco conosciute e situazioni concrete, prende forma un percorso che rivela possibilità inattese per chi vuole avviare un’attività senza subire una doppia imposizione
L’idea di aprire una partita IVA è spesso accompagnata da timori legati ai costi. Il primo ostacolo percepito riguarda i contributi INPS, che per molti rappresentano una delle voci più onerose. Eppure, non sempre è necessario versarli. In alcuni casi, la legge offre soluzioni che permettono di alleggerire questo peso, riconoscendo che il contribuente è già coperto da altre forme di previdenza.

È un sistema che non nasce da eccezioni casuali, ma da regole precise, pensate per evitare duplicazioni. Gli esempi reali di chi ha sfruttato queste possibilità mostrano come l’attività autonoma e il lavoro dipendente, se ben gestiti, possano convivere senza appesantire i costi. Il tutto con procedure da rispettare e documenti da presentare, perché non si tratta di scorciatoie ma di strumenti previsti dalla normativa.
Chi evita la stangata dei contributi INPS grazie al lavoro dipendente full time
Per chi è già impiegato con un contratto a tempo pieno, aprire una partita IVA per un’attività secondaria può non comportare il versamento di ulteriori contributi alla gestione artigiani o commercianti dell’INPS. È una possibilità riservata a chi svolge attività commerciali o artigianali come secondo lavoro, mentre il reddito principale resta quello da dipendente.

Il motivo è chiaro: i contributi sono già versati dal datore di lavoro per il contratto principale e la legge permette di chiedere l’esonero per evitare una doppia contribuzione. Tuttavia, non è un automatismo: l’interessato deve presentare una domanda all’INPS, indicando dati specifici come l’orario di lavoro e le informazioni del datore. Solo così l’ente può riconoscere formalmente che la copertura previdenziale è già attiva. Questo strumento crea un equilibrio pratico tra occupazione principale e attività autonoma, consentendo di gestire un secondo lavoro senza il peso di una contribuzione aggiuntiva.
Quando reddito zero o contributi esteri fanno evitare i versamenti
Un’altra situazione riguarda chi opera con gestione separata INPS. In questo regime i contributi si calcolano esclusivamente sui compensi effettivamente percepiti. Di conseguenza, se nell’anno non si emettono fatture o non si incassa nulla, non vi è alcun obbligo contributivo. È una regola che molti professionisti ignorano ma che può fare una grande differenza nei momenti in cui l’attività non produce reddito. Infine, ci sono i lavoratori che hanno già versato contributi previdenziali in un altro Paese dell’Unione Europea o in Stati con cui l’Italia ha accordi bilaterali. In questo caso, presentando la documentazione che dimostri la copertura estera, è possibile ottenere l’esonero dai contributi italiani. Queste opzioni, però, non si applicano a chi è iscritto a casse previdenziali autonome come avvocati o medici, che restano vincolati alle regole della propria categoria. È una realtà che mostra quanto la gestione della partita IVA possa diventare meno gravosa, se affrontata con consapevolezza e conoscenza delle norme.