Quanto conta davvero essere presenti nei primi anni di vita di un figlio? Una recente sentenza ha aperto nuove strade per le famiglie dei dipendenti pubblici. Quando l’equilibrio tra lavoro e vita privata sembrava impossibile, qualcosa si è finalmente mosso. Una svolta concreta, che parte dal rispetto per le esigenze familiari e cambia le regole del gioco. E se potesse toccare anche la tua quotidianità?
Marco e Stefania vivono una storia simile a quella di tante coppie italiane. Insieme da anni, hanno messo su famiglia e oggi crescono la loro bambina, Emma. Stefania lavora in una scuola di Firenze, mentre Marco è un impiegato statale trasferito a Bari.

Una distanza che, all’inizio, sembrava gestibile con qualche viaggio e telefonata. Ma dopo la nascita di Emma, tutto è cambiato. Stefania si è ritrovata da sola a gestire tutto, mentre Marco viveva con il peso di non esserci.
Ogni domenica sera si salutavano con un abbraccio e gli occhi lucidi, sapendo che per altri cinque giorni sarebbero stati solo una voce al telefono. La piccola Emma iniziava a chiedere quando il papà sarebbe tornato e Stefania si trovava a spiegare l’assenza con storie inventate, pur di non farla soffrire. A volte, bastava un raffreddore per far sentire la distanza più forte che mai. La vita di famiglia sembrava fatta di pause e ricongiungimenti, come un nastro che si riavvolge ma non si spezza mai davvero.
Fino a poco tempo fa, Marco non poteva chiedere il trasferimento temporaneo vicino casa, perché la legge lo permetteva solo verso la regione o provincia dove lavorava l’altro genitore. Un limite che, per molte famiglie, significava restare divisi. Oggi però, una sentenza della Corte Costituzionale ha cambiato le carte in tavola.
Una svolta per i dipendenti pubblici con figli piccoli
Con la sentenza n. 99/2024, la Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma che legava il trasferimento temporaneo del dipendente pubblico alla sede lavorativa dell’altro genitore, escludendo la residenza familiare come criterio. Una rigidità che, secondo i giudici, violava il principio di uguaglianza e non garantiva abbastanza protezione alla famiglia. Ora, invece, i genitori con figli sotto i tre anni potranno chiedere di avvicinarsi alla propria famiglia.

Questa decisione ha un impatto reale. Per Marco, significherebbe poter tornare a Firenze e partecipare alla crescita di sua figlia. Per tanti altri, è la possibilità di non dover più scegliere tra lavoro e famiglia. In un’epoca in cui lo smart working è sempre più diffuso e i trasporti sono rapidi, questa norma appariva superata.
Un passo verso la centralità della famiglia
Questa novità non è solo burocratica. È un messaggio forte: i primi anni di vita di un bambino contano, e avere entrambi i genitori presenti fa la differenza. Le famiglie non devono più adattarsi a norme che non riflettono più la realtà. Il benessere familiare non dovrebbe mai dipendere da un cavillo normativo, ma essere sostenuto da leggi che si adattano alla vita vera.