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Economia e Finanza

Unione Europea: il nuovo piano per rilanciare l’uso dell’energia solare è pronto, scopri di cosa si tratta

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L’Unione Europea intende fissare un obiettivo ambizioso per aumentare la capacità e l’uso di energia solare in tutte le nazioni della Ue, con l’installazione di impianti eolici a basso consumo nelle abitazioni di ogni cittadino del Vecchio Continente, entro i prossimi 8 anni.

Nel contempo l’obiettivo di fondo da perseguire, non semplice, è quello di liberarsi dalla dipendenza dal gas russo, problema che affligge numerosi Stati Membri, in primis l’Italia con la sua percentuale del 40% di acquisto di gas dall’ex Unione Sovietica.

Ue: piano rilancio energia solare, cosa accadrà entro il 2030

Il piano dovrebbe portare almeno 1.000 gigawatt di impianti fotovoltaici installati nei Paesi Ue entro il 2030, equivalenti all’incirca all’attuale capacità mondiale, secondo una lettera congiunta firmata da Austria, Belgio, Lituania, Lussemburgo e Spagna, alla presenza del responsabile per il clima Frans Timmermans e il Commissario per l’Energia Kadri Simson. L’UE intende installare almeno 70 milioni di tetti solari entro la fine del decennio: si vuole arrivare a queste cifre.

I tetti solari dovrebbero essere la norma per le case di nuova costruzione e per le case che stanno subendo un’importante ristrutturazione. Lo afferma la lettera firmata dai ministri dell’Energia dei paesi Ue.  Ogni pannello fotovoltaico riduce immediatamente e direttamente la nostra dipendenza energetica dalla Russia, non c’è dubbio su questo.

Questi “intenti” arrivano poche settimane prima che la Commissione europea definisca il suo piano per ridurre drasticamente la sua dipendenza dal gas russo.

Ue: piano rilancio energia solare entro il 2030, ecco di cosa si tratta

Il piano entrerà a breve nel vivo e delineerà una serie di misure, dall’accelerazione del lancio delle energie rinnovabili alla riduzione della burocrazia per i parchi eolici e solari, dando anche il via a una campagna per i consumatori per risparmiare energia. Sono allo studio anche possibili misure per frenare la recente volatilità del mercato elettrico.

L’invasione russa dell’Ucraina e i timori di una potenziale interruzione del gas, che rappresentava circa il 40% delle importazioni nel blocco prima della guerra, hanno spinto l’UE a cercare altre fonti di combustibili fossili e ad attuare misure per accelerare la transizione a lungo termine. Nel 2021, l’UE aveva circa 166 gigawatt di capacità solare installata, secondo il portale BloombergNEF.

I paesi dell’UE chiedono anche che il 75% dei pannelli solari sia prodotto all’interno dell’Unione stessa

Tutto questo contribuirebbe a rafforzare l’indipendenza dalla Cina, che attualmente produce la maggior parte del fotovoltaico mondiale.

Tutti i nuovi edifici dei paesi UE dovrebbero essere dotati, nel prossimo futuro, di pannelli solari sui tetti nell’ambito dei piani per sovralimentare una spinta all’energia rinnovabile per sostituire il fabbisogno del continente di petrolio e gas russo.

Una proposta è quella di introdurre l’obbligo di avere impianti solari sul tetto per tutti i nuovi edifici e tutti gli edifici esistenti di classe di prestazione energetica D e superiore.

Il piano originario dell’UE per ridurre le emissioni di carbonio del 55% rispetto al livello del 1990 entro il 2030 prevedeva un obiettivo del 40% di energie rinnovabili.

Ma la guerra in Ucraina ha spinto Bruxelles a cercare l’indipendenza energetica dalla Russia, che rappresenta come detto il 40% del gas della Vecchia Europa e circa il 20% delle sue forniture di petrolio.

Il documento RepowerEU, che potrebbe ancora essere modificato prima della pubblicazione, afferma che le energie rinnovabili sono il modo migliore per combattere i cambiamenti climatici e raggiungere l’indipendenza energetica, insieme alle importazioni di gas naturale liquefatto e all’idrogeno generato da elettricità rinnovabile.

Gli aumenti sproositati dei costi del carburante e lo sforzo aggiuntivo per ridurre il consumo di gas aumentano il costo del sistema energetico di quasi il 10%, in media di 1.721 miliardi di euro all’anno nel decennio 2021-2030. Occorre correre ai ripari prima che sia davvero troppo tardi.

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