Volatilità sui mercati: le migliori mosse di investimento delle banche di affari da valutare ora

Giugno non è mai solo un mese qualunque. Per chi osserva da vicino i mercati finanziari, è spesso il momento in cui si spezzano le certezze. Alcuni dati ricorrenti mostrano come, storicamente, negli anni che terminano per “5”, giugno risulti più debole per le Borse globali.

Ma a rendere il clima ancora più incerto, questa volta, sono segnali ben più concreti: geopolitica tesa, petrolio in ascesa, inflazione che rialza la testa. E intanto, gli investitori cominciano a rivedere le proprie mosse, in attesa di capire dove sta davvero andando l’economia globale.

Persona che studia un grafico
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C’è una certa regolarità nei mercati azionari globali: nei cosiddetti “anni del cinque”, giugno spesso delude. Anche in questo 2025, qualcosa sembra rompersi.

Quando la stagionalità incontra l’incertezza

Dopo una partenza d’anno positiva, l’aria si è fatta più pesante. Gli indici hanno iniziato a dare segnali misti, con cali inaspettati e un aumento della volatilità. In un contesto del genere, la fiducia è fragile, e i segnali tecnici non aiutano. Divergenze tra settori, perdita di supporti chiave e sedute instabili stanno convincendo molti analisti che qualcosa sta cambiando.

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A peggiorare la situazione, è intervenuto un evento esterno: il conflitto tra Israele e Iran. Un’escalation militare che ha alzato bruscamente i prezzi del petrolio, facendo impennare il Brent tra il 7% e il 14% in pochi giorni. Un aumento così rapido ha colto tutti di sorpresa, alimentando timori di nuove pressioni inflazionistiche. Il vero nodo resta lo Stretto di Hormuz, da cui passa circa un quinto del petrolio mondiale. Qualsiasi blocco parziale potrebbe innescare un’impennata dei prezzi a livello globale.

Ma il petrolio non è l’unico problema. Gli Stati Uniti hanno reintrodotto nuovi dazi su settori strategici come semiconduttori e auto elettriche, e anche in Europa si discute di misure simili. Questo porta a un doppio rischio: da una parte l’inflazione da costi, dall’altra l’inefficienza produttiva. Il risultato? Prezzi più alti, margini in calo e una pressione crescente su imprese e famiglie.

Gli effetti potenziali sono chiari. Potrebbe riaffacciarsi lo spettro della stagflazione, un mix temuto di crescita debole e inflazione alta. In questo contesto, le banche centrali si trovano bloccate: tagliare i tassi può alimentare l’inflazione, ma non farlo può frenare la ripresa. Non a caso, Fed e BCE stanno già accennando a possibili ritardi nelle decisioni sui tassi, o addirittura a una pausa prolungata.

Le strategie si fanno più caute mentre l’estate si avvicina

Le grandi case di investimento stanno reagendo. JPMorgan mantiene una posizione moderatamente positiva, puntando su fondamentali ancora solidi nei mercati occidentali. Goldman Sachs e Bank of America, al contrario, preferiscono spostare l’attenzione su titoli difensivi e beni rifugio. In particolare, cresce l’interesse verso oro, titoli legati all’inflazione ed energia.

Il panorama è complesso e in rapido mutamento. Non è un momento per scelte impulsive. La volatilità nei mercati finanziari sta tornando protagonista, e probabilmente non sarà un fenomeno passeggero. Resta da capire se luglio, storicamente più favorevole, riuscirà a riportare un po’ di fiducia. Intanto, chi investe dovrà muoversi con cautela, con un occhio ai grafici e l’altro ai titoli delle news.

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