Molti pensano che basti un bonifico per regalare 10.000 euro a un figlio ma c’è un errore legale che può costare caro anche anni dopo Una cifra importante come 10.000 euro può sembrare un gesto semplice e affettuoso ma senza le dovute precauzioni può creare problemi legali inaspettati
Quando un genitore decide di regalare una somma consistente a un figlio, come ad esempio 10.000 euro, lo fa con le migliori intenzioni. Nella maggior parte dei casi si tratta di un sostegno concreto per un progetto di vita: l’acquisto di una casa, l’apertura di un’attività, o semplicemente un aiuto nei momenti difficili. La soluzione più immediata è spesso un bonifico bancario accompagnato magari da una scrittura privata che chiarisca l’intenzione donativa. Ma qui iniziano i problemi.
Secondo il Codice civile, le donazioni di somme non modiche, come 10.000 euro, devono rispettare una forma specifica: l’atto pubblico davanti a un notaio, con la presenza di due testimoni. In mancanza di questa formalità, la donazione è considerata nulla. Ciò significa che, anche se il denaro è stato trasferito e il figlio lo ha utilizzato, la legge può ritenere che quella donazione non sia mai esistita. Le conseguenze possono essere pesanti: contestazioni in sede ereditaria, richieste di restituzione da parte di altri eredi, o peggio ancora problemi con i creditori del donante.
Il valore “modico” di una donazione è un concetto soggettivo. Non esiste un tetto stabilito dalla legge, ma tutto dipende dal reddito e dal patrimonio del donante. Tuttavia, secondo l’orientamento prevalente della giurisprudenza, 10.000 euro non rientrano quasi mai tra le cifre considerate modiche per una famiglia con un reddito medio.
Il bonifico, anche se tracciabile e accompagnato da una scrittura privata, non è sufficiente. Questo tipo di documentazione non ha alcuna validità per “sanare” la mancanza di forma legale. E anche tentare di far passare la donazione come un prestito infruttifero può essere rischioso: si tratta di una simulazione. Se emerge che la somma non è mai stata restituita e non c’era l’intenzione di farlo, l’intero atto viene invalidato.
Per rendere valida e inattaccabile una donazione da 10.000 euro, serve quindi l’intervento del notaio. Questo redige un atto pubblico in cui viene certificata la volontà del donante e l’accettazione da parte del figlio. Nell’atto vengono inseriti anche gli estremi del bonifico o dell’assegno usato per il trasferimento, garantendo piena tracciabilità.
Oltre a dare certezza giuridica, l’atto notarile tutela entrambe le parti. Il donante viene messo al riparo da future contestazioni o da un eventuale ripensamento. Il beneficiario può dimostrare la provenienza del denaro anche in caso di controlli fiscali. E non si tratta solo di burocrazia: si evitano conflitti tra fratelli in caso di successione, o richieste da parte di altri eredi che potrebbero voler reintegrare la quota legittima.
Inoltre, va ricordato che le donazioni tra genitori e figli non sono soggette a imposta fino a un milione di euro, ma devono comunque essere registrate. Anche in questo caso, il notaio provvede alla registrazione presso l’Agenzia delle Entrate, evitando sanzioni o problemi con il Fisco.
In definitiva, se si vuole fare un gesto d’amore come donare 10.000 euro a un figlio, la strada più sicura e trasparente resta quella dell’atto pubblico. Non è solo una formalità: è una garanzia che il gesto venga rispettato nel tempo. Perché anche l’affetto, quando incontra la legge, ha bisogno di essere protetto.
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