Wall Street trema: le stime shock delle banche sui dazi di Trump all’Europa

Una decisione che rischia di far tremare i mercati globali. Un annuncio improvviso che riporta le tensioni commerciali ai massimi storici. Mentre il mondo osserva, le prime reazioni non lasciano spazio a dubbi: qualcosa di grosso si sta muovendo. E questa volta l’impatto potrebbe essere più profondo e duraturo. Le prime stime parlano di perdite miliardarie e crolli verticali per settori interi. Il nome al centro della tempesta? Sempre lui: Trump dazi 2025.

A volte basta una frase, pronunciata nel momento giusto, per alterare l’equilibrio di interi mercati. E il 12 luglio 2025, Donald Trump ha fatto esattamente questo. Con l’annuncio di dazi del 30% su tutte le importazioni dall’Unione Europea e dal Messico, ha messo in moto una catena di eventi che potrebbe colpire duro le aziende statunitensi.

Analisti impauriti che guardano i mercati
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La scadenza del 1° agosto incombe, mentre le borse internazionali oscillano tra nervosismo e panico. Alcune stime parlano già di un impatto pesantissimo per Wall Street. Secondo Goldman Sachs, le aziende a forte esposizione estera potrebbero perdere tra il 12% e il 18% della loro capitalizzazione nel breve termine. JP Morgan prevede una correzione dell’indice S&P 500 fino al -7%, mentre Morgan Stanley avverte che titoli come Tesla, Boeing e General Motors potrebbero vedere crolli singoli tra il 15% e il 25% se i dazi verranno effettivamente applicati.

Wall Street nel mirino: i settori più esposti e le previsioni di perdita

L’effetto dell’annuncio di Trump sui dazi 2025 si è fatto sentire subito. In pochi minuti dall’intervento del presidente, titoli come General Motors e Ford hanno perso oltre il 6% nelle contrattazioni after-hours. Gli analisti di Bank of America stimano che il settore automobilistico, già sotto pressione per i costi delle materie prime, potrebbe lasciare sul campo circa 45 miliardi di dollari di valore in pochi mesi.

Strada Wall Street
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E non è tutto: Tesla, già indebolita dalle vendite europee in calo del 45% nel primo trimestre del 2025, potrebbe affrontare un ulteriore tonfo, stimato in un -20% da parte di Citigroup.

Nel comparto aerospaziale, la situazione non è meno critica. Boeing, che esporta una parte consistente dei propri velivoli verso l’Europa, è vista da Credit Suisse come una delle potenziali principali vittime della controffensiva europea, con perdite previste tra il -18% e il -22% in caso di dazi su prodotti ad alto valore. Anche il settore dell’acciaio è in allarme: Nucor, secondo Wells Fargo, potrebbe subire un taglio del 15% sulla stima degli utili 2025, a causa della contrazione dell’export verso l’UE.

Bruxelles risponde: dazi ritorsivi e rischi per agroalimentare e tecnologia

La risposta di Bruxelles non si è fatta attendere. L’Unione Europea ha annunciato che reagirà con dazi ritorsivi su 72 miliardi di euro di prodotti americani, puntando su comparti simbolici e politicamente sensibili. Le bevande alcoliche sono di nuovo nel mirino: Jack Daniel’s, già colpito in passato, potrebbe perdere fino al 30% delle sue esportazioni europee, secondo Deutsche Bank. Anche il settore agricolo trema. Tyson Foods e ADM, esportatori chiave verso il Vecchio Continente, rischiano cali a doppia cifra nei ricavi trimestrali.

Ma non finisce qui. Le tecnologie americane, anche se in parte protette dalla delocalizzazione produttiva, non sono immuni. Apple, Nvidia, HP e Dell potrebbero subire l’effetto indiretto dei dazi, con una riduzione stimata del 5-8% sui margini, in base alle proiezioni di Barclays. Una situazione che spinge sempre più investitori a cercare riparo in settori meno esposti, come consumo interno, cloud e sanità. Tuttavia, l’incertezza è tale che nessuno scenario può essere escluso del tutto.

Le trattative diplomatiche restano aperte, ma il tempo stringe. E con il calendario che corre verso il 1° agosto, la domanda resta una sola: quanto può ancora reggere la tenuta dei mercati prima che il danno diventi strutturale?

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