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Economia e Finanza

WhatsApp: con un semplice ‘SI’ può far recuperare un prestito

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Ormai WhatsApp è il mezzo di comunicazione più usato, ma i messaggi di ammissioni possono essere  utilizzate anche per il riconoscimento di un debito. 

WhatsApp: con un semplice ‘SI’ può far recuperare un prestito

Per la legge tutto ciò che è scritto ha un valore, ad esempio, un messaggio vocale, una foto, un messaggio di testo possono avere un significato importante. Ad esempio, ammettere un debito può essere usato dal creditore per il recupero, in quanto corrisponde ad una confessione che il creditore potrà utilizzare per farsi restituire i soldi. Analizziamo nello specifico come farsi restituire i soldi con un semplice ‘SI’ o una foto o un messaggio vocale tramite WhatsApp.

WhatsApp: con un semplice ‘SI’ può far recuperare un prestito

Da considerare che tutto quello che accade su WhatsApp può essere salvato e riprodotto. Basta un semplice screenshot come testimonianza dell’accaduto. Quindi, per farsi restituire del denaro prestato in buona fede, è semplice, ed è sufficiente far riconoscere in chat di WhatsApp i soldi ricevuti. Il riconoscimento del debito, nella chat, può essere usato come arma per recuperare il prestito. Ma analizziamo la procedura da seguire in questi casi che, è più semplice di quanto si possa pensare.

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Riconoscimento del debito come prova per riscuotere il prestito

L’articolo 1988 del Codice Civile prevede che il riconoscimento di un debito deve essere provato a prescindere dalla motivazione. Questo significa che si può ottenere la restituzione di un prestito in denaro anche senza una regola giustificativa, ad esempio una compravendita o un mutuo. Infatti, è sufficiente che il debitore dichiari la sussistenza del debito, oppure, che si impegni a pagarlo. Questo è sufficiente  per richiederne la restituzione nel caso in cui il debitore non rispetti le promesse mantenute.

Come prova contraria da fornire, che rilevi l’esistenza del debito, si posso portare in visione i messaggi WhatsApp in cui il debitore afferma che il debito esiste. Il contenuto di WhatsApp secondo l’articolo 634 del Codice procura civile, può valere come prova scritta per l’emissione di un decreto ingiuntivo. Molte le sentenze che sostengono questa tesi, inizialmente con gli SMS, e adesso attraverso la messaggistica di WhatsApp.

Il decreto ingiuntivo consiste in un ordine di pagamento nei confronti di un debitore, e consente in breve tempo di riscuotere il debito. Inoltre, nel caso di prova scritta con ammissione, il decreto ingiuntivo può essere esecutivo con pignoramento. Questo permette di non dover attendere i quaranta giorni dalla notifica, entro i quali il debitore si può opporre dimostrando le proprie ragioni.

Angelina Tortora

Giornalista pubblicista iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Campania, ragioniera commercialista iscritta all'ordine dei Revisori Legali. Si occupa di tematiche fiscali e previdenziali. Aiuta il lettore nel disbrigo delle pratiche, dalle più semplici alle più complesse. Direttrice della testata giornalistica InformazioneOggi.it, impegnata in vari progetti editoriali e sociali. Profilo Linkedin

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