Assegno di mantenimento all’ex coniuge, svolta significativa: le nuove regole

L’assegno di separazione e divorzile non è una certezza per chi guadagna meno. Esistono regole precise e limiti che sorprendono chi si aspetta un sostegno economico automatico. Sempre più spesso i giudici negano l’assegno mensile, anche in presenza di una differenza di reddito tra gli ex coniugi.

La verità è che oggi si valuta tutto: età, autonomia, scelte fatte durante il matrimonio e persino la durata dell’unione.

C’è chi, alla fine di un matrimonio, pensa che il partner più ricco sarà obbligato a pagare. Come se il fallimento della relazione comportasse anche una sorta di “tassa” mensile, da versare all’ex.

Persone separate
Ex coniugi e mantenimento: le nuove regole da conoscere-trading.it

Ma le cose sono cambiate. La giurisprudenza non concede più l’assegno di separazione e divorzile con leggerezza. Conta la concretezza, la reale incapacità di mantenersi, le scelte fatte nella vita a due. E soprattutto, conta dimostrare che quella condizione di dipendenza non è frutto di scarsa volontà o comodità.

Per questo chi si avvicina a una separazione o a un divorzio deve conoscere bene i criteri con cui oggi viene valutato il diritto al mantenimento.

Assegno di separazione: quando si è ancora coniugi

Durante la separazione, pur non vivendo più insieme, i coniugi restano formalmente sposati. Questo significa che esiste ancora un dovere di solidarietà. L’assegno di mantenimento nella separazione può essere riconosciuto al coniuge che si trova in difficoltà economica, ma solo se questa condizione non è colpa sua. In altre parole, chi tradisce o viola gravemente gli obblighi coniugali perde ogni diritto a ricevere questo sostegno.

Persone separate. cuore a metà
Assegno di separazione: quando si è ancora coniugi-trading.it

Il giudice valuta molti aspetti: la durata del matrimonio, la capacità di lavorare, le possibilità concrete di guadagno. Anche il tenore di vita condiviso durante l’unione può essere considerato, ma non è più determinante. Oggi, ciò che davvero conta è l’autosufficienza economica. Se il coniuge con meno reddito è comunque in grado di mantenersi, l’assegno può non essere concesso. Se invece c’è un reale squilibrio e una difficoltà oggettiva a provvedere a se stessi, il giudice può stabilire un contributo economico da parte dell’ex partner.

L’assegno divorzile: criteri più selettivi e nuove regole

Con il divorzio il legame coniugale si rompe del tutto, e anche i criteri per ottenere l’assegno divorzile cambiano. Non conta più il tenore di vita passato, ma solo se chi chiede il mantenimento è effettivamente incapace di provvedere a sé stesso. E questa condizione deve dipendere da fattori oggettivi: età, salute, assenza di qualifiche, sacrifici fatti durante il matrimonio.

Il giudice considera se, nel corso della vita coniugale, uno dei due ha rinunciato a lavorare per sostenere l’altro o occuparsi della casa e dei figli. In questi casi, il mantenimento ha anche una funzione compensativa: non si tratta solo di aiutare, ma di riconoscere un contributo invisibile ma fondamentale. Però se il richiedente è giovane, in salute, con un buon livello di istruzione, dovrà dimostrare concretamente di non riuscire a trovare un’occupazione. E non per mancanza di impegno.

L’assegno di divorzio si perde se chi lo riceve si risposa o inizia una convivenza stabile con un partner economicamente solido. Inoltre, in caso di cambiamenti nelle condizioni economiche delle parti, può essere modificato o revocato, ma solo attraverso un nuovo intervento del giudice. Non è mai possibile smettere di pagare in modo unilaterale.

La verità è che non esiste una formula unica. Ogni storia è diversa, ogni decisione è il frutto di un bilancio attento e complesso. E forse è giusto così: perché il diritto, per essere equo, deve somigliare alla realtà.

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