In alcuni casi l’assegno di invalidità civile si può perdere definitivamente: chiariamo insieme questa situazione limite e scopriamo come fare a rimediare.
L’assegno di invalidità è una misura che spetta ai lavoratori dipendenti e autonomi che viene direttamente erogata dall’Inps. Ovviamente, per riceverla vi sono alcuni importanti requisiti da rispettare: primo tra tutti, la riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo a causa infermità, handicap, difetto fisico o mentale.
Quello che non tutti sanno, però, è che vi sono alcune condizione per le quali tale percezione si può perdere definitivamente. Essi sono casi-limite che comunque esistono: non è detto, infatti, che chi percepisca l’assegno di invalidità possa detenerlo per sempre.
Ecco quali sono queste situazioni e come fare per apporre rimedio.
A seguito della verifica di tutta la documentazione medica da parte dell’apposita Commissione nominata dall’Inps, un richiedente può vedersi riconosciuta l’invalidità civile. Con essa, poi, spesso vi è anche il riconoscimento del relativo assegno di invalidità per una durata di tre anni.
Dopo tale termine, la percezione di questo assegno può essere prorogata, ma la si può perdere anche per sempre. Ci sono, infatti, alcuni casi in cui il percettore di assegno di invalidità può perdere il diritto al godimento e, quindi, non riceverlo più.
In alcuni casi, c’entra la percezione di un ulteriore indennizzo o assegno, in altri casi la perdita dei requisiti. Scopriamo insieme di cosa si tratta nel dettaglio.
Secondo quanto previsto dalla normativa in materia in vigore, chi percepisce l’assegno di invalidità può perderlo da un momento all’altro, al verificarsi di determinate condizioni. Si può, infatti, manifestare un’improvvisa incompatibilità dell’assegno con altre misure, la perdita dei requisiti per averlo o, ancora, la revoca al beneficiario.
Dunque, da un’approfondita lettura della normativa vigente, si può chiaramente dedurre quali sono i casi in cui l’assegno si può perdere definitivamente. Essi sono:
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