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Economia e Finanza

Attenzione alle cartelle esattoriali, non sempre bisogna pagarle ma il Fisco le pretende

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In arrivo una norma che non permetterà più di fare ricorso con le cartelle esattoriali non notificate dal Fisco. 

(Foto Adobe) Attenzione alle cartelle esattoriali, non sempre bisogna pagarle ma il Fisco le pretende

Il Fisco è sempre più esigente e non da tregua. In arrivo la norma “salva Fisco” che non permetterà più di impugnare l’estratto a ruolo per mancata notifica di cartelle esattoriali. Questa norma ridurrà i ricorsi fittizi, ma a pagarne le spese sono tantissimi contribuenti in buona fede. Analizziamo di cosa si tratta e come difendersi.

Attenzione alle cartelle esattoriali, non sempre bisogna pagarle ma il Fisco le pretende

La nuova misura “salva Fisco” non permetterà più al contribuente di impugnare l’estratto di ruolo della cartella esattoriale, per contestare di un debito di cui non si è venuto a conoscenza. In questo modo si rischia il pignoramento dei beni senza conoscerne il motivo.

La norma attuare prevede che è possibile attivare un’azione esecutiva nei contribuenti che non pagano le imposte, multe, sanzioni o qualsiasi altro debito. Quindi, l’Agenzia delle Entrate Riscossione emette nei confronti del contribuente una cartella esattoriale con la richiesta del pagamento dovuto aumentato di sanzioni e interessi. La cartella di pagamento deve essere notificata al contribuente per metterlo a conoscenza del debito e delle nuove scadenze. Dopo 60 giorni dalla notifica è possibile attivare il pignoramento, se il contribuente non paga. Il pignoramento dei beni riguarda lo stipendio, il conto corrente, la casa, la moto o  l’auto.

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Cartelle esattoriali e mancata notifica

Succede spesso che le notifiche non arrivino a destinazione, il postino non consegna la cartella o per errore è consegnata a un altro contribuente. Insomma, i casi della mancata ricezione possono essere tanti. Bollette, multe o cartelle esattoriali, se la posta non arriva? Cosa fare

Il contribuente per capire se è debitore nei confronti del Fisco, può controllare la sua posizione attraverso un estratto conto di ruolo. L’estratto si può chiedere allo sportello degli uffici territoriali, oppure, online tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Questo permette al contribuente di conoscere, anche se non è arrivata la notifica, i propri debiti con il Fisco e di mettersi in regola effettuando i pagamenti dovuti. Oppure, chiedendo una rateizzazione della cartella esattoriale.

Secondo una stima, circa il 40% dei ricorsi contro estratto di ruolo, riguarda cartelle esattoriali non notificate. Da questa situazione nasce l’esigenza dell’Agenzia delle Entrare di mettersi al riparo per recuperare i debiti. Questo perché, da un lato c’è l’inefficienza del Fisco che non precisa nella consegna delle cartelle esattoriali, e dall’altro numerosi azioni sulla mancata notifica e l’incapacità dell’ente di dimostrare l’effettiva notifica.

Norma “salva Fisco”

La stretta del Fisco arriva dal MEF che con la nuova riforma sulla giustizia tributaria, prevede che non è possibile più impugnare gli estratti a ruolo per mancata notifica della cartella esattoriale. Se la nuova norma è approvata, il contribuente non potrà far più nulla per cancellarla, anche se non ha mai ricevuto la notifica.

L’unica strada che il contribuente può percorrere è quella di attendere il pignoramento dei beni e poi fare ricorso contro l’atto di riscossione. Il contribuente può ricorrere per illegittimità del procedimento per mancata notifica della cartella esattoriale.

Anche se questa strada è molto complessa e mette a rischio i propri beni e stipendio.

Inoltre, anche i ricorsi in autotutela saranno completamente ignorati e il contribuente non ha modo di difendersi.

In effetti l’impugnazione dell’estratto di ruolo, con la nuova norma, resterebbe solo in tre casi specifici:

a) nel caso di perdita dell’appalto per mancato versamento di imposte (Codice dei contratti pubblici, art. 80 comma 4);

b) il debito blocca il pagamento da parte della P.A:  (Dpr 602 del 1973 articolo 48/bis);

c) nel caso in cui si perde il beneficio nei rapporti pendenti con una P.A.

Questi casi specifici ricadono per la maggior parte sugli imprenditori e non sulle persone fisiche o famiglie.

Angelina Tortora

Giornalista pubblicista iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Campania, ragioniera commercialista iscritta all'ordine dei Revisori Legali. Si occupa di tematiche fiscali e previdenziali. Aiuta il lettore nel disbrigo delle pratiche, dalle più semplici alle più complesse. Direttrice della testata giornalistica InformazioneOggi.it, impegnata in vari progetti editoriali e sociali. Profilo Linkedin

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