Basta una email per annullare una delibera? Il rischio nei verbali condominiali

Una semplice email può sembrare innocua, ma nel mondo del condominio può cambiare il destino di una delibera. Inviare il verbale dell’assemblea con un clic è diventato ormai frequente. Ma è davvero sufficiente? E se il destinatario nega di aver ricevuto la comunicazione?

In gioco ci sono i diritti di chi non ha partecipato all’assemblea e gli obblighi di chi amministra. La comodità rischia di trasformarsi in un errore costoso, con ricorsi e contenziosi dietro l’angolo. Ecco perché l’invio del verbale condominiale via email solleva dubbi tutt’altro che banali.

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Basta una email per annullare una delibera? Il rischio nei verbali condominiali-trading.it

A fine assemblea, una volta prese le decisioni, l’amministratore è chiamato a un altro passaggio fondamentale: la trasmissione del verbale ai condòmini assenti. È un passaggio spesso sottovalutato, ma determinante. Non si tratta di una cortesia, ma di un obbligo preciso, legato a conseguenze legali. Senza la comunicazione del verbale, il termine di 30 giorni previsto per eventuali impugnazioni non parte mai. E le decisioni dell’assemblea restano esposte a ricorsi potenzialmente infiniti.

È valido l’invio del verbale condominiale via email?

A differenza dell’avviso di convocazione, per cui la legge richiede mezzi tracciabili (raccomandata, PEC, fax o consegna a mano), per l’invio del verbale condominiale non esistono vincoli rigidi. Questo silenzio normativo ha aperto la porta a modalità più snelle come la posta elettronica ordinaria. Ma è qui che nascono i problemi. L’email può bastare solo se si riesce a dimostrare che il destinatario l’ha effettivamente ricevuta.

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È valido l’invio del verbale condominiale via email?-trading.it

La giurisprudenza, in alcuni casi, ha riconosciuto come valido l’invio all’indirizzo email utilizzato abitualmente tra amministratore e condomino. Tuttavia, ciò non esonera il condominio dal dover dimostrare la ricezione effettiva, soprattutto se l’impugnazione arriva oltre il termine. Una semplice email, senza ricevuta di lettura o conferma esplicita, non basta. Serve qualcosa di più: una risposta, un messaggio, un comportamento che dimostri che il contenuto è stato conosciuto.

Questo passaggio è cruciale. Se non si riesce a provare la data esatta della ricezione, il rischio è che il termine per contestare le decisioni dell’assemblea non parta mai. La delibera resta vulnerabile, anche dopo mesi. In pratica, il verbale può perdere ogni effetto, e con lui tutte le decisioni prese durante l’incontro.

Le conseguenze della mancata comunicazione del verbale

Quando il verbale assembleare non viene comunicato correttamente, i condòmini assenti mantengono il diritto di impugnarlo anche a distanza di tempo. La legge collega il termine per ricorrere non alla data dell’assemblea, ma alla data in cui il verbale viene comunicato. Senza quella comunicazione, il conto alla rovescia non parte mai.

Ma c’è un’altra via: anche se il condomino non ha ricevuto formalmente il verbale, è possibile dimostrare che era comunque a conoscenza della delibera. Una chat, una telefonata, una email in cui ne parla possono bastare. Ecco perché è fondamentale conservare ogni traccia, ogni scambio che possa provare l’avvenuta conoscenza.

Scegliere modalità che garantiscano la tracciabilità non è solo un consiglio: è una precauzione necessaria per evitare contenziosi futuri. Per l’amministratore, è la differenza tra una gestione ordinata e un ginepraio legale. Alla fine, una domanda resta sospesa: quanto vale davvero la comodità, se non è supportata dalla certezza.

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