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Economia e Finanza

BCE pronta a ritirare prestiti agevolati: coinvolte due banche italiane

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Tra pochi giorni la BCE proseguirà nella sua opera di rialzo dei tassi d’interesse per cercare di frenare la corsa dell’inflazione. Due banche italiane sono particolarmente esposte.

Il mercato ha già scontato in questo contesto gli effetti della manovra sui possibili rallentamenti economici. Esiste però la possibilità di forti variazioni della price action a seguito del ritiro dei prestiti Titro concessi alle banche.

Euro (fonte foto: Adobe Stock)

Sono infatti 2.100 i miliardi di euro di prestiti straordinari Tltro a tassi “agevolati” concessi agli istituti continentali. Oltre all’aumento degli interessi dai 1,25 fino al 2% la BCE può mettere in atto un ulteriore stretta ai prestiti Tltro di cui le banche italiane sono state grandi beneficiarie, insieme a quelle francesi e spagnole.

Era denaro che la BCE ha offerto al sistema bancario con il fine di sostenere i prestiti alle imprese. Togliere un ulteriore tassello alla liquidità nel sistema bancario può accelerare ulteriormente un eventuale rallentamento partendo dal sistema bancario.

I vantaggi fin ora concessi alle banche dalla BCE consentivano agli istituti nazionali di ottenere credito fino a tre anni a tassi negativi. La concessione ottenuta durante la crisi dovuta alla diffusione della pandemia verrà meno nella misura in cui la BCE vorrà intervenire per rallentare l’inflazione.

Intesa Sanapaolo e Unicredit si appogiano per il 10% della liquidità sui prestiti erogati da Francoforte

I prestiti Tlro scadranno in modo naturale alla fine del 2024; le banche avrebbero modo di ricevere decine di miliardi di profitti in termini di interessi negativi fino al -1% semplicemente senza fare nulla. Christine Lagarde potrebbe cambierebbe le carte in tavola anche per le banche italiane che sembrano le più esposte agli effetti della possibile manovra. Per avere un esempio fino a giugno Intesa Sanpaolo alla fine del secondo trimestre aveva a bilancio 115 miliardi di liquidità e Unicredit 107,1 miliardi.

Solo le due banche italiane avrebbero usufruito fin ora del 10% di tutti i prestiti Tlro erogati da Francoforte. Le ripercussioni sui titoli azionari del comparto bancario e sullo spread possono colpire in modo indiretto l’Italia entro la fine dell’anno.

Cosa pensano gli amministratori delegati della possibile crisi?

È un record negativo già scontato anche dall’indagine Kpmg ‘Ceo Outlook 2022’; questo raccoglie le opinioni di più di 1.300 amministratori delegati delle più grandi aziende al mondo sulle prospettive dell’economia globale. Se in ambito internazionale i grandi CEO prevedono con un accordo dell’86% l’arrivo di una recessione che per la maggior parte sarà breve sono di un avviso un po’ diverso quelli italiani. Gli ad italiani affermano di avere meno risorse per affrontare quello che per il 72% sarà lo scenario recessivo entro i prossimi 12 mesi.

Tra i principali fattori di rischio che potrebbero incidere sulla crescita del business nei prossimi tre anni, i ceo italiani hanno indicato il rischio di un ritorno al territorialismo (16%), i rischi i rischi operativi e reputazionali entrambi stimati al 14%. Questi ultimi riguardano il pericolo di un disallineamento rispetto alla percezione della propria azienda da parte di clienti e opinione pubblica. Ad acuire questa sensazione è il contesto legato ai rischi geopolitici. Queste continueranno ad avere un importante impatto sulle strategie aziendali e sulle catene di approvvigionamento nei prossimi 3 anni.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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