Due anni di corse sfrenate nei mercati azionari e ora un bivio davanti: continuiamo a salire o ci prepariamo alla discesa? I dati non mentono e chi li ha studiati sa che certi segnali non vanno ignorati.
Se pensiamo che il 2025 sarà solo la naturale prosecuzione del rally, dovremmo guardare più da vicino e fare un vero e proprio zoom. I mercati azionari hanno una memoria lunga… e una certa tendenza a sorprenderci.

C’è qualcosa che si muove dietro i numeri, una corrente sotterranea fatta di decisioni delle banche centrali, cicli economici e tensioni geopolitiche. Un intreccio che rende questo momento particolarmente delicato per chi investe.
Non è raro che, dopo un paio d’anni di crescita esplosiva come quella vista nel 2023 e nel 2024, gli investitori inizino a sentirsi invincibili. Eppure, la storia dei mercati azionari racconta un’altra verità: quando l’indice è salito oltre il 20% per due anni di fila, com’è successo adesso, il terzo anno ha portato, in media, un rendimento del 6%. Non un crollo, certo, ma nemmeno la festa continua. Un’eccezione? Sì, una soltanto: tra il 1995 e il 1999, cinque anni di fila oltre il 20%. Ma nel 2000 arrivò il conto, con un lungo bear market.
Borsa, tassi e recessione: cosa guardare
Questa volta, c’è un elemento in più a complicare il quadro: le banche centrali. La BCE ha continuato con il taglio dei tassi, portandoli al 2,25% sui depositi. E secondo molti osservatori, da qui a dicembre potremmo vederli scendere ancora, forse all’1,5%. Anche la Federal Reserve si prepara a ridurre ulteriormente il costo del denaro, con il primo taglio atteso a dicembre e altri due nel 2026. Ma perché tagliare i tassi se tutto va così bene?

Perché, forse, tutto non va così bene. Nell’eurozona la crescita stimata per il 2025 è appena dello 0,9%, e i dazi USA e il costo dell’energia mettono pressione. Negli Stati Uniti, nonostante un momentaneo ottimismo, restano incognite legate alla disoccupazione e alla stabilità politica.
Il vero gioco si gioca sulla fiducia
Nel mondo degli investimenti, le previsioni sono importanti, ma è la fiducia che muove il capitale. E su questo punto le banche d’affari sono divise. Goldman Sachs resta positiva: recessione meno probabile e PIL in crescita dell’1% nel 2025. Al contrario, Morgan Stanley vede un rallentamento imminente, con il settore manifatturiero in sofferenza e consumatori più cauti. AXA resta più neutrale, ma sottolinea che il credito sarà un’area interessante da tenere d’occhio.
I segnali ci sono tutti: dopo due anni euforici, la prudenza torna protagonista. Il 2025 potrebbe essere un anno più sottile, più tecnico, meno emotivo. Dove contano di più le scelte mirate che gli slanci impulsivi.