Gli investitori si preparano alla stretta della Federal Reserve, pronta ad agire velocemente e in modo più aggressivo per frenare l’inflazione.
Sullo sfondo restano le preoccupazioni soprattutto in Italia. Si osserva l’evoluzione della guerra in Ucraina e gli effetti sulla tenuta dei conti pubblici.
Il mercato obbligazionario italiano continua a rimanere sotto pressione in un contesto sfavorevole alla ripresa. Non vi sono spiragli in questo momento per intravedere una conclusione positiva delle restrizioni commerciali tra l’occidente e la Russia. Gli effetti economici peseranno sul lungo termine sulla stabilità dell’Italia.
Le attenzioni degli investitori sono puntate alla riunione dei ministri Nato prevista per oggi, che potrebbe dare il via anche ad un inasprimento delle sanzioni. La minaccia potrebbe concretizzarsi con un divieto di importazioni sul carbone e petrolio russo. La volontà dell’iniziativa espressa dalla la stessa von der Leyen, sembra improbabile quanto radicale per gli effetti dell’economia dell’eurozona.
Nelle possibilità da giocare dell’Unione Europea rimangono infatti soltanto le sanzioni che riguardano l’importazione di gas e petrolio. Questo costringerà l’UE a seguire la scelta degli Stati Uniti portando il continente a quello che, dati gli effetti, può portare a un anno zero per la politica e l’economia dell’Unione europea.
A tutto questo gli investitori reagiscono con pesanti vendite dei BTP, in attesa di migliori occasioni di ingresso, dato il sentiment rialzista sui rendimenti. Lo spread è arrivato vicino ai livelli coincidenti all’inizio del conflitto il 24 febbraio, intorno ai 168 punti.
Malgrado la situazione la BCE ha dichiarato che il rialzo dei tassi dovrebbe materializzarsi dopo la fine del quantitative easing, coincidente con l’inizio di questa estate. Tanto la BCE quanto la Fed sono determinate nel portare avanti una politica monetaria restrittiva. Gli impatti ancora da quantificare e da scontare della guerra commerciale stanno già pesantemente influendo sul costo della vita. Se l’inflazione continua a erodere la ricchezza degli italiani, il rendimento del BTp a 10 anni supera il 2,3%, mentre quello dei Titoli di Stato Usa a 10 anni è sopra il 2,6% segnando il record degli ultimi tre anni.
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