La situazione riguardante le cartelle esattoriali nelle ultime settimane è diventato ancor più rilevante per una serie di motivazioni.
Nell’ultimo periodo la rottamazione delle cartelle esattoriali e poi il successivo ritorno di esse sulla scena nazionale hanno di certo un po’confuso gli italiani. Da un lato la possibilità di dismettere pendenze acclarate con il fisco, sotto i 5000 euro e riferite a ben 10 anni da inizio secolo in poi, dall’altra la distribuzione delle stesse cartelle che riprende dopo la “pausa” dettata dalle difficoltà imposte dal post pandemia, da quel periodo insomma immediatamente successivo ai primi casi di contagio nel paese.
La risposta è chiaramente rapportata al fatto che in ogni caso il ciclo della riscossione prima o poi avrebbe dovuto riprendere a girare. Quindi, di conseguenza, una volta considerate le difficoltà del periodo restrizioni, chiusure e quant’altro, con gli italiani lontani dal lavoro e spesso dai guadagni soliti, è giusto considerare, dal punto di vista del Fisco anche un leggero ritorno alla normalità e di conseguenza tornare a distribuire le cartelle con i debiti ancora pendenti degli italiani accumulati nell’ultimo periodo.
Cartelle esattoriali: rinvio cinque mesi scadenza naturale e relativo pagamento
Altra proposta molto interessante da parte del Parlamento al Governo, sempre in merito alle difficoltà eventuale da parte degli italiani di tornare ad affrontare problemi di debiti e pendenze varie riguarda invece la durata de tempo utile per rispettare le eventuali scadenze dei pagamenti da effettuare. Uno spostamento di cinque mesi, dalla scadenza insomma. La possibilità di avere altro tempo utile per organizzare al meglio il pagamento senza che questo incida troppo sul bilancio familiare.
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Altro punto fondamentale è la presenza di un magazzino, per cosi dire, abbastanza zeppo di crediti spesso inesigibili. Cosa fare i questo magazzino, come impostare nuovamente il tutto? E’ quello che si chiedono gli stessi parlamentari. La commissione Finanze di Camera e Senato si è infatti cosi espressa: “Il 78 per cento del magazzino fiscale – evidenzia la relazione delle commissioni Finanze di Camera e Senato – è costituito da 178 milioni di crediti di importo inferiore a 1.000 euro (per un totale di 56 miliardi) che impongono di valutare il rapporto costi/benefici rispetto alle operazioni di recupero”. Altro problema rilevante, insomma, quanto è conveniente utilizzare risorse per provare a riscuotere crediti che alla fine non saranno mai incassati? La riflessione è assolutamente opportuna e realisticamente valida.