C’è chi guarda i mercati con sospetto, e chi invece li osserva con un entusiasmo difficile da ignorare. Dopo settimane di incertezza, l’S&P 500 è tornato a correre, e alcune previsioni sembrano uscire da un’altra realtà. Stiamo forse sottovalutando l’ottimismo?
I numeri parlano chiaro, e il futuro che si intravede potrebbe essere molto più sorprendente di quanto immagini. Siamo di fronte a una nuova fase rialzista o solo a un’illusione passeggera? Una cosa è certa: certi target fanno parlare.

Tra marzo e aprile, i mercati avevano dato segnali preoccupanti. Il calo aveva spaventato più di un investitore, alimentando il solito coro di allarmi e previsioni fosche. Poi, quasi senza preavviso, lo scenario si è capovolto. L’S&P 500, oggi a quota 5.650 punti circa, e dopo aver toccato 4.835, è tornato non tanto lontanodai massimi dell’anno, lasciando molti a bocca aperta. E proprio quando ci si aspettava un periodo di consolidamento o, peggio, di discesa, ecco arrivare le previsioni che ribaltano tutto.
Le nuove stime non solo sono rialziste, ma anche sorprendentemente ambiziose. Si parla apertamente di obiettivi mai visti prima. E la cosa interessante è che non arrivano da voci isolate, ma dai nomi più importanti del panorama finanziario.
I target shock delle grandi banche: ottimismo o lungimiranza?
È Wells Fargo a firmare la previsione più audace: S&P 500 a 7.007 punti entro la fine del 2025. Un numero che fa impressione, ma che secondo la banca americana è giustificato da due fattori principali: tagli dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve e una crescita economica che dovrebbe accelerare nei prossimi mesi.

A inizio anno, Goldman Sachs aveva già tracciato una rotta ottimistica, parlando di un possibile traguardo di 6.500 punti. L’idea alla base è che non saranno più solo le big tech a trainare il mercato: ci si aspetta una partecipazione più ampia da parte di altri settori. Anche Bank of America punta in alto, indicando 6.666 punti come possibile obiettivo per il 2025, grazie a un incremento degli utili aziendali e a un allentamento monetario già previsto nei primi sei mesi dell’anno.
Ma è Morgan Stanley a inserire il fattore “wow”: base a 6.500 punti, ma con uno scenario rialzista che proietta l’indice fino a 7.400 punti. La chiave? La diffusione dell’intelligenza artificiale come spinta trasversale sull’economia e sulle performance delle aziende.
La domanda è se tutto questo sia davvero plausibile o solo un esercizio di ottimismo. Tuttavia, queste previsioni non sembrano campate per aria. Si fondano su dati solidi: dagli utili in crescita, al sentiment degli investitori, fino ai segnali incoraggianti che arrivano dal mercato del lavoro e dai consumi.
Forse, più che chiederci se queste previsioni siano realistiche, dovremmo domandarci perché ci stupiamo tanto quando il futuro prende una piega positiva. In fondo, l’ottimismo sui mercati non è una novità, ma la sua forza sta proprio nel momento in cui riappare, quando pochi ci credono ancora.