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Economia e Finanza

Comunione dei beni: il conto corrente del soggetto deceduto è tassabile al 100%, lo dice l’AdE

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L’Amministrazione finanziaria, con una recente risposta, ha precisato utili elementi in tema di conto corrente intestato al de cuius e comunione di beni. Entra in gioco la tassazione per intero in caso di successione? Facciamo chiarezza.

Altre utili delucidazioni dell’Agenzia delle Entrate in merito questa volta ai conti correnti intestati soltanto al soggetto deceduto e in regime di comunione dei beni tra coniugi.

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Secondo l’Amministrazione finanziaria detti conti vanno in successione in modo integrale oppure no? Scopriamolo di seguito in quanto ciò che è stato precisato da questo ente è di chiaro orientamento per ciò che attiene al funzionamento della successione dei conti correnti.

Ricordiamo in apertura che il regime legale dei rapporti patrimoniali tra i coniugi, se non vi è differente convenzione fissata ai sensi delle regole del Codice Civile, è rappresentato dalla cosiddetta comunione dei beni. Essa comporta la contitolarità e cogestione dei beni acquistati, anche in modo separato, durante il matrimonio e delle aziende gestite da entrambi e formate dopo il matrimonio stesso. In base alla legge, in ipotesi di morte di uno dei coniugi, il matrimonio si scioglie e con esso, conseguentemente, la comunione dei beni.

Il punto che vogliamo chiarire di seguito è appunto questo: in caso di comunione dei beni, vanno interamente in successione i conti correnti intestati unicamente al de cuius? Vediamolo alla luce della risposta AdE n. 398 del primo agosto.

Conto corrente e comunione dei beni: il caso concreto

La persona che ha chiesto chiarimenti alle Entrate è diventata vedova e, essendo in regime di comunione legale dei beni, ha ritenuto utile sapere se il conto corrente, gli stipendi conseguiti e le indennità per ferie e permessi non goduti e non riscossi dal defunto, le quote versate come socio prestatore sul libretto produttive di interessi – tutti con titolarità del solo soggetto deceduto – vadano a costituire parte della successione per il 50% del loro valore.

Lo abbiamo detto all’inizio, ma giova ribadirlo in questo contesto: l’Amministrazione Finanziaria ha affermato che la comunione dei beni comporta la contitolarità e cogestione dei beni comprati, anche in via separata durante il matrimonio. Con il decesso di uno dei componenti della coppia il matrimonio viene meno e di seguito la comunione stessa. Ecco perché occorre capire quale sia il rapporto tra conto corrente intestato al deceduto e iter di successione.

In rapporto al caso del conto corrente intestato al mero de cuius in regime di comunione legale del beni, in precedenti documenti di prassi l’ente ha stabilito che non può considerarsi parte della comunione legale e, dunque, cadere in successione esclusivamente la metà della somma depositata nel conto corrente. Ci riferiamo ovviamente alla quota corrispondente al 50% del saldo del conto corrente sussistente al momento del decesso del coniuge intestatario. È infatti compreso nella comunione legale e cade in successione tutto l’importo del conto corrente.

Imposta sulle successioni: che succede?

Per quanto attiene all’imposta sulle successioni, le regole vigenti indicano che fanno parte, in via presuntiva, dell’attivo ereditario “i beni mobili e i titoli al portatore di qualsiasi specie posseduti dal defunto o depositati presso altri a suo nome“. Si tratta di quanto menzionato all’art. 11 del d. lgs. n. 346 del 1990.

Interessante notare che la legge prevede la presunzione per la quale le quote dei depositi bancari e dei conti correnti bancari e postali cointestati, sono da considerarsi uguali, salvo il caso di diversa destinazione. Perciò il deposito o c/c intestato solo a uno dei due coniugi, deve essere incluso nell’attivo ereditario per tutto l’ammontare.

Ecco perché l’Amministrazione finanziaria afferma che, salvo prova contraria, ai fini della determinazione dell’imposta di successione debba essere preso in considerazione tutto l’importo del saldo del conto corrente intestato alla persona poi deceduta. In questo caso si parla dunque di conto corrente del de cuius imponibile al 100%.

Conclusioni

Pertanto l’Agenzia delle Entrate ha indicato che, anche in comunione dei beni, sono dichiarati per intero, in successione, i conti correnti intestati soltanto al coniuge poi deceduto, gli stipendi maturati e le quote dal defunto versate come socio sul libretto, tranne il caso che il superstite provi l’esistenza dei presupposti che permettono di far valere la comunione legale differita.

In altre parole, rappresenta oggetto di dichiarazione per quanto attiene all’imposta di successione tutto l’importo del saldo del conto corrente intestato al soggetto deceduto, tranne laddove il contribuente dimostri che sussistono i presupposti per applicare il regime della comunione legale differita.

Perciò le somme e i valori maturati dal de cuius, ma non ancora liquidati alla data della morte, sono da includere tra i beni caduti in successione e dunque da immettere nel cosiddetto attivo ereditario ai fini dell’imposta sulle successioni.

Claudio Garau

Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Da diversi anni ha scelto di svolgere a tempo pieno il lavoro di redattore web, coniugando la sua passione per la scrittura e la tecnologia con quella per l’informazione, specialmente in campo giuridico. Si pone l’obiettivo di spiegare concetti e rendere comprensibili argomenti delle leggi, che è utile conoscere nella vita di tutti i giorni. Tra le sue passioni nel tempo libero ci sono il mare, lo sport e i motori.

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