Cosa succede se investi ogni anno allo stesso modo? Ecco i dati reali

Ti sei mai chiesto quanto davvero durino i momenti di gloria, e quelli più bui, del mercato? C’è chi dice che tutto si muova a caso, ma i dati raccontano un’altra storia. Osservando l’andamento del Dow Jones dal 1896 a oggi, emergono ritmi ricorrenti.

Periodi di crescita intensa seguiti da brusche cadute, poi nuove ripartenze. Ma se ti dicessero che, con una certa pazienza, potresti giocare d’anticipo su queste fasi? Forse non servono previsioni complicate, ma uno sguardo onesto ai numeri del passato. Le risposte potrebbero sorprenderti.

Persona che guarda dei grafici
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C’è qualcosa di affascinante nel modo in cui i mercati sembrano oscillare tra entusiasmo e paura. Basta accendere il notiziario per essere investiti da parole come “crollo”, “euforia” o “record storico”. Eppure, se si abbandona l’emotività e si guarda ai dati su un arco di tempo più ampio, emerge una realtà meno caotica di quanto sembri.

Il Dow Jones, uno degli indici più longevi al mondo, ha attraversato guerre, crisi finanziarie, rivoluzioni tecnologiche. Ed è proprio nell’osservazione di questi cicli, nel loro succedersi quasi regolare, che si nasconde una chiave interessante. Chi ha pazienza, e memoria, può trarne ispirazione per capire meglio il senso degli alti e bassi del mercato.

Quanto durano davvero i rialzi e i ribassi?

I cosiddetti bull market, ovvero i periodi di crescita sostenuta, durano in media tra i 2,7 e i 3,8 anni, con un guadagno complessivo che può arrivare fino al +130%. Questo non significa che ogni anno produca un rendimento strabiliante, ma che nel corso di quelle fasi il mercato cresce in modo significativo e costante.

Banconote da 100 euro
Quanto durano davvero i rialzi e i ribassi?-trading.it

I bear market, invece, sono più brevi: durano in media circa un anno e comportano un calo totale intorno al 35-40%. Sono momenti difficili, certo, ma anche questi hanno una caratteristica interessante: finiscono.

Dal 1896 a oggi, circa il 70% degli anni è risultato positivo, il che significa che sette anni su dieci il Dow Jones ha chiuso in attivo. Quando accade, il guadagno medio è stato di circa +17%, mentre negli anni negativi la perdita media si attesta attorno al -13%.

La cosa sorprendente è quanto spesso le fasi positive superino in durata e intensità quelle negative. E questo nonostante l’attenzione mediatica si concentri quasi sempre sui momenti di crisi.

Ha senso investire sempre allo stesso modo?

E se qualcuno decidesse di comprare il 1° gennaio e vendere il 30 dicembre, ogni anno? Con un 70% di probabilità storica di chiudere in positivo, potrebbe non sembrare una cattiva idea. Certo, non si tratta di una strategia infallibile, ma i dati mostrano che chi resta investito tende ad avere la meglio.

Il vero pericolo, più che la perdita, è spesso l’emotività. Chi esce dal mercato nei momenti difficili rischia di perdere i giorni migliori, che spesso arrivano subito dopo un crollo. Restare fermi, anche quando tutto sembra suggerire il contrario, è la scelta che ha premiato nel lungo periodo.

Non si tratta di “prevedere” i mercati, ma di fidarsi dei cicli che si sono ripetuti per oltre un secolo. A volte, investire significa semplicemente avere la pazienza di aspettare.

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