Un titolo che promette stabilità, una cedola generosa e una scadenza a medio termine: il BTP 3,45% 2031 continua a catturare l’attenzione di chi cerca equilibrio negli investimenti. In un contesto di tassi d’interesse ancora incerti e inflazione che resta una variabile da monitorare, questo strumento del Tesoro si presenta come una delle opzioni più discusse. Ma dietro la facciata di sicurezza si nascondono aspetti che meritano uno sguardo attento.
Il BTP 3,45% con scadenza 15 luglio 2031 offre una cedola lorda annuale del 3,45%, distribuita in due rate semestrali. Questo garantisce un flusso regolare di entrate, apprezzato da chi privilegia la prevedibilità. Tuttavia, il titolo è attualmente scambiato a un prezzo superiore alla pari, intorno a 103,3. A scadenza verranno rimborsati 100 euro per ogni 103,3 investiti, con una perdita in conto capitale che va considerata fin da subito.

È proprio la cedola, superiore alla media attuale di mercato, a compensare questa differenza. Una volta applicata la tassazione agevolata del 12,5% sui titoli di Stato, il rendimento netto effettivo si attesta intorno al 2,43% annuo. Un valore competitivo rispetto ad altri strumenti a basso rischio, come conti deposito o BOT, che oggi offrono rendimenti sensibilmente inferiori.
La duration modificata del titolo è pari a 5,26 anni: un dato che riflette una sensibilità contenuta alle variazioni dei tassi d’interesse. In caso di rialzo da parte della BCE, il prezzo potrebbe scendere, ma con un impatto più contenuto rispetto a titoli a lunga scadenza. Questo rende il BTP 2031 adatto a un orizzonte temporale intermedio e a profili di rischio moderati.
Quando proteggersi dall’inflazione diventa una priorità
Uno dei punti deboli del BTP 3,45% 2031 è l’assenza di protezione contro l’inflazione. In un periodo in cui i prezzi tornassero a salire, la rendita reale, cioè il potere d’acquisto effettivo, rischierebbe di ridursi in modo significativo. Con un’inflazione stabile al 2%, il rendimento netto effettivo si azzera quasi del tutto.

Per chi teme l’erosione del capitale nel tempo, esistono alternative più adatte: i BTP indicizzati all’inflazione italiana o europea, che rivalutano sia il capitale che le cedole in base all’andamento dei prezzi. Questi strumenti offrono una copertura efficace contro la perdita del potere d’acquisto, anche se spesso presentano rendimenti iniziali più contenuti e strutture più complesse da interpretare.
Il rovescio della medaglia è che la complessità tecnica e la volatilità dei titoli indicizzati richiedono una maggiore attenzione nella gestione. Tuttavia, se l’inflazione dovesse salire oltre le attese, potrebbero rivelarsi molto più convenienti rispetto a un BTP a tasso fisso come quello in esame.
Un altro punto di forza del BTP 2031 è la sua elevata liquidità sul mercato secondario. In caso di ribasso dei tassi nei prossimi anni, il prezzo potrebbe aumentare, offrendo l’opportunità di realizzare un guadagno in conto capitale. Ma si tratta di un’ipotesi, non di una garanzia: tutto dipenderà dall’andamento della politica monetaria.
In sintesi, il BTP 3,45% 2031 si rivolge a chi desidera una rendita stabile e conosce bene i limiti di questo strumento. È una scelta ragionata per chi ha un orizzonte di medio periodo e accetta un rendimento reale contenuto in cambio di sicurezza nominale.