Un cambiamento silenzioso potrebbe rivoluzionare le abitudini di chi, per curarsi i denti, ha sempre guardato oltre i confini. Non è solo questione di risparmio, ma di strategie familiari, libertà di scelta e nuove barriere in arrivo. Chi è abituato a ricevere cure in Paesi come Albania, Serbia o Turchia potrebbe presto fare i conti con una novità scomoda. Il tema centrale? La detrazione spese dentista, che rischia di diventare un’esclusiva europea. E non tutti sono pronti a questa svolta.
Negli ultimi anni, la scelta di recarsi all’estero per cure odontoiatriche si è trasformata da tendenza a vera e propria strategia. Cliniche moderne, pacchetti all inclusive, trattamenti rapidi e tariffe inferiori rispetto a quelle italiane hanno convinto migliaia di persone.

A rendere la scelta ancora più conveniente c’era la possibilità di recuperare parte della spesa attraverso la dichiarazione dei redditi. Ma ora tutto questo potrebbe cambiare. Una proposta di modifica legislativa sta facendo il suo percorso in Parlamento, e se approvata, potrebbe cancellare uno dei pilastri del cosiddetto turismo dentale.
Dal rimborso al divieto: perché la detrazione per cure dentistiche all’estero potrebbe sparire fuori dall’Europa
C’è un emendamento al Decreto Legge n. 84/2025 che, se dovesse diventare legge, renderebbe non più detraibili le cure dentistiche effettuate in Paesi al di fuori dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo. La proposta, avanzata da partiti di maggioranza come Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, mira a eliminare dal 2026 ogni beneficio fiscale legato a cure extra-UE. In pratica, addio al recupero del 19% per chi sceglie di farsi curare i denti in Turchia, Albania o Serbia.

Fino ad oggi, l’Agenzia delle Entrate ha sempre consentito la detrazione spese dentista anche per trattamenti svolti fuori dall’Italia, purché debitamente documentati. In caso di lingua straniera, esistono regole specifiche per la traduzione dei documenti: traduzione libera se il testo è in inglese, tedesco, francese o spagnolo, oppure traduzione giurata negli altri casi. Ma se l’emendamento venisse approvato, tutta questa documentazione perderebbe valore fiscale per le cure fuori UE/SEE.
L’obiettivo è chiaro: limitare l’esodo verso l’estero e sostenere il comparto odontoiatrico italiano. Secondo i promotori, il turismo sanitario, soprattutto verso Paesi extra-UE, rappresenta una perdita economica e una minaccia alla qualità e sicurezza delle cure. Eliminare la detrazione per le spese odontoiatriche fuori Europa significherebbe rendere meno appetibile la scelta estera, almeno dal punto di vista fiscale.
Effetti a catena su famiglie, cliniche estere e studi italiani: come cambieranno davvero le cure dentistiche
Per molte persone, questa novità potrebbe segnare un punto di svolta. Non si parla solo di cifre sulla dichiarazione dei redditi, ma di un cambiamento concreto nelle scelte sanitarie. La detrazione spese dentista ha finora permesso di alleggerire i costi delle cure, anche per chi si rivolgeva a cliniche estere. Eliminandola per i Paesi extra UE/SEE, si andrebbe a colpire direttamente il portafoglio di chi ha fatto di questa opzione una necessità.
Le destinazioni più popolari, come la Turchia o l’Albania, rischiano di subire un calo nella domanda, mentre potrebbero trarne beneficio le strutture italiane e quelle europee, che continueranno a garantire l’accesso alla detrazione. Allo stesso tempo, questo spostamento potrebbe creare nuovi problemi: liste d’attesa più lunghe, prezzi in rialzo e difficoltà di accesso alle cure in alcune zone del Paese.
C’è poi l’impatto indiretto sulle cliniche italiane. Un possibile aumento della domanda potrebbe spingere verso un miglioramento della qualità dei servizi e una maggiore trasparenza nei costi. Tuttavia, resta il dubbio che la leva fiscale, da sola, basti a invertire un fenomeno così radicato. La velocità, l’organizzazione e i costi delle cliniche estere restano un fattore di attrazione forte.
L’iter parlamentare è ancora in corso, e tutto può ancora cambiare. Ma se il testo venisse approvato, dal 1° gennaio 2026 l’orizzonte delle cure dentistiche potrebbe essere più stretto. Una scelta che parla di politica, economia e sanità, ma che finirà per toccare la vita concreta di molte persone. Sarà sufficiente un cambiamento fiscale per far cambiare direzione a migliaia di pazienti?