Debiti impagabili, aziende zombie: il collasso finanziario potrebbe essere già iniziato

Un’escalation militare nel Golfo Persico, un’interruzione globale delle catene logistiche, immobili che perdono valore in pochi mesi, e un’ondata silenziosa di aziende sull’orlo del fallimento. Le grandi banche non parlano più di ipotesi lontane, ma di scenari sempre più concreti.

Quando anche i giganti come Goldman Sachs e BlackRock iniziano a tremare, vuol dire che qualcosa di profondo si sta muovendo. I cosiddetti “cigni neri” sono eventi rari, imprevedibili e ad alto impatto. Ma forse, il prossimo non sarà poi così imprevedibile. Forse si sta solo aspettando che accada. E quando accadrà, sarà troppo tardi per correre ai ripari.

Persona preoccupata mentre guarda un grafico dei mercati
Debiti impagabili, aziende zombie: il collasso finanziario potrebbe essere già iniziato-trading.it

A prima vista, i mercati sembrano stabili. Ma dietro l’apparente tranquillità si nasconde una tensione crescente che non può più essere ignorata. Le grandi istituzioni finanziarie globali sono sempre più concordi: il sistema è esposto a shock di vasta portata. Quello che preoccupa non è un singolo evento, ma l’effetto domino di fragilità concatenate. Un’area geopolitica che esplode può far impennare il prezzo del petrolio, alimentare l’inflazione, affossare i consumi e innescare un’ondata di default aziendali. E tutto questo mentre la crisi climatica continua a colpire settori chiave, come quello immobiliare, già provato da una nuova bolla.

L’equilibrio che regge la finanza globale oggi è molto più sottile di quanto si voglia ammettere. I rischi sistemici non si vedono finché non esplodono. Ma chi è abituato a leggerli prima degli altri ha già iniziato a sollevare il velo.

Guerra, petrolio e debiti: perché un’escalation in Medio Oriente può far saltare il sistema finanziario

C’è un punto nel mondo che oggi tiene in ostaggio l’intera economia globale: lo Stretto di Hormuz. Un conflitto tra Israele e Iran (la tregua durerà?), che coinvolga direttamente questa zona, potrebbe bloccare fino al 20% del traffico mondiale di petrolio. Secondo Goldman Sachs, basterebbe un’interruzione temporanea per far schizzare i prezzi e aumentare drasticamente il rischio di recessione globale. Morgan Stanley stima crolli azionari fino al 19% in uno scenario estremo, ma credibile.

Persona che cammina su un grafico ribassista
Guerra, petrolio e debiti: perché un’escalation in Medio Oriente può far saltare il sistema finanziario-trading.it

Nel frattempo, cresce l’allarme per la montagna di debiti societari che incombe sui mercati. Il lungo periodo di tassi bassi ha drogato l’economia, portando molte imprese a sopravvivere solo grazie a prestiti infiniti. Ora che il denaro costa di più, queste aziende, definite “zombie” da Moody’s, rischiano di cadere come tessere del domino. Anche il fondo Bridgewater Associates ha lanciato l’allarme: il sistema del credito è molto più fragile di quanto si pensi, e un’escalation geopolitica potrebbe essere la scintilla che lo fa esplodere.

I due fenomeni non si escludono, ma si alimentano a vicenda. Un conflitto nel Golfo può far impennare i costi energetici, costringere le banche centrali a rialzare i tassi, e accelerare il collasso delle imprese indebitate. Il risultato? Una crisi sistemica molto più grande di quella del 2008.

Il collasso invisibile: come la crisi climatica e la logistica globale stanno già indebolendo il sistema

Nessuna guerra, nessun default. Eppure il sistema potrebbe implodere comunque. La crisi climatica ha iniziato a colpire dove fa più male: il settore immobiliare. In molte zone colpite da alluvioni, incendi e uragani, le assicurazioni si stanno ritirando. Intere regioni diventano inassicurabili, e quindi invendibili. Le banche, esposte su questi mutui, si trovano con garanzie che non valgono più nulla. Il Financial Times parla già di bolle immobiliari localizzate, pronte a scoppiare in silenzio. Swiss Re e Munich Re, due colossi della riassicurazione, avvertono: il sistema finanziario sta ignorando questi rischi, e non potrà farlo ancora a lungo.

A questo si aggiunge la crescente vulnerabilità delle catene logistiche globali. Le rotte commerciali nel Mar Rosso, nel Canale di Panama e in quello di Suez sono diventate inaffidabili. La società Windward ha registrato un calo costante dei traffici in queste zone strategiche. JP Morgan monitora con preoccupazione l’effetto inflattivo di queste interruzioni. Non si parla più solo di ritardi nelle consegne, ma di interi segmenti economici a rischio paralisi.
Tutto questo accade in simultanea. Le faglie si moltiplicano. E la domanda vera è: quale si spezzerà per prima? E quanto sarà grande l’onda d’urto?

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