Cosa succede quando un indice come il Dow Jones chiude più spesso in verde che in rosso, ma non abbastanza da sembrare vincente a colpo d’occhio? C’è qualcosa di paradossale nel comportamento del mercato: ogni mese mostra una danza alternata di guadagni e perdite che sfida ogni previsione lineare.
È proprio in questa strana regolarità fatta di contrasti quotidiani che si cela una delle verità meno celebrate di Wall Street. Non tutto è come sembra a una prima occhiata: anche nei mesi migliori si nascondono giornate amare. E viceversa.

Basta un dettaglio per ribaltare la percezione. Spesso si pensa che i mercati finanziari si muovano in blocchi: settimane di guadagni o di perdite nette, come se l’andamento mensile fosse tutto in discesa o tutto in salita. Eppure la realtà è molto più mista. Il Dow Jones, simbolo per eccellenza della finanza americana, si comporta in modo più complesso, mescolando segnali positivi e negativi anche all’interno degli stessi periodi.
Chi si ferma a guardare solo il risultato finale di un mese rischia di perdere il quadro completo. Anche nei momenti in cui tutto sembra andare bene, sotto la superficie c’è un’alternanza continua di spinte contrapposte. Una giornata va su, quella dopo può andare giù. Ed è proprio questa discontinuità costante a raccontare qualcosa di più profondo sull’equilibrio dei mercati.
Il leggero vantaggio delle giornate positive
Tra il 1898 e il 2025, il Dow Jones Industrial Average ha chiuso in rialzo circa 14.200 volte, contro 13.100 chiusure in calo. Parliamo di circa il 52% di giornate positive, contro un 48% negative. A prima vista può sembrare un margine minimo, quasi irrilevante. Ma nel mondo della finanza, un piccolo vantaggio ripetuto nel tempo fa una differenza enorme.

Altri indici mostrano dinamiche simili. L’S&P 500, ad esempio, ha registrato valori tra il 51% e il 54% di sedute positive. Non serve che la maggioranza sia schiacciante: basta una prevalenza costante perché, sul lungo periodo, la crescita sia solida. Questo spiega come l’indice possa avere rendimenti notevoli anche se quasi la metà delle giornate finisce in rosso.
La vera forza sta nella ripetizione di questo lieve squilibrio. Non si tratta di colpi di fortuna isolati, ma di una struttura ciclica che si mantiene stabile nel tempo. Un ritmo fatto di salite lente e costanti, interrotte da discese che, nel complesso, non riescono a ribaltare la tendenza.
I mesi positivi non sono fatti solo di giornate verdi
Anche nei mesi in cui il Dow Jones registra un guadagno complessivo, si osservano in media 7 o 8 giornate negative. Su un mese tipico di circa 21 sedute, ciò significa che un terzo dei giorni può essere in perdita, pur con un risultato mensile positivo. Lo stesso vale al contrario: nei mesi negativi, ci sono comunque diversi rimbalzi giornalieri positivi.
Questa distribuzione simmetrica svela una natura più realistica del mercato. Non si tratta mai di un trionfo totale o di una disfatta completa. È un susseguirsi di giornate in contrasto che, solo sommate, definiscono la direzione. Anche in fasi apparentemente stabili, esistono variazioni quotidiane significative, che sfuggono all’occhio poco attento.
Nel lungo periodo, ciò che davvero conta non è il singolo movimento giornaliero, ma l’equilibrio che si forma nel tempo. E questo equilibrio è tutto fuorché scontato. Forse la vera domanda da porsi è: quanto può dire davvero una sola giornata di borsa sull’andamento generale di un indice?