Un confronto tra due vie di investimento decennali offre spunti utili per orientarsi tra capitale azionario e rendimento obbligazionario.
Nell’analizzare un’obbligazione sovrana italiana a scadenza 10 anni e un indice americano azionario sui 10 anni, emergono differenze sostanziali in termini di rendimento, rischio e orizzonte di investimento. Vediamo come questi strumenti si comportano storicamente e quali implicazioni possono avere per un investimento a 10 anni.
Nel mondo della finanza, considerare un orizzonte di 10 anni è spesso indicato come un periodo “medio-lungo” e tra i più studiati dai ricercatori. Per esempio, sul Dow Jones Industrial Average Total Return (cioè con reinvestimento dei dividendi) risulta un rendimento annualizzato a 10 anni pari a circa ~12,2% alla data del 23 ottobre 2025, secondo dati YCharts. Allo stesso tempo, il rendimento lordo offerto dal BTP 3,6% 01-Oct-2035 (ISIN IT0005648149) è fisso al 3,60% annuo fino alla scadenza 1 ottobre 2035, con prezzo di mercato intorno a 102,18 €, secondo Borsa Italiana.

Questi dati pongono interrogativi fondamentali: come scegliere tra rendimento potenziale e certezza, tra azioni e titoli di Stato? In aggiunta, il confronto tra due strumenti così differenti mostra come la valutazione del rischio, della fiscalità e dell’inflazione sia indispensabile per comprendere quale possa essere la reale convenienza di un investimento decennale e per pianificare correttamente la crescita del proprio capitale nel tempo.
Comparazione rendimento, rischio e orizzonte
La prima dimensione da considerare è il potenziale di rendimento. Stando ai dati decennali più recenti, il Dow Jones Total Return si colloca in un intervallo ~11–12% annuo, con variazioni legate alla finestra temporale considerata, come riportato da The Motley Fool. Questo significa che un investimento costante in azioni USA blue-chip avrebbe generato una crescita significativa del capitale. Al contrario, l’obbligazione BTP rimane su un rendimento fisso molto più contenuto: acquistandola oggi, il flusso cedolare del 3,6% e il rimborso a 100 alla scadenza implicano un rendimento lordo intorno al 3,35% annuo. Inoltre, occorre tenere presente che il rendimento reale dell’obbligazione sarà influenzato dall’andamento dell’inflazione. La seconda dimensione è il rischio. L’investimento azionario dispone di maggiore volatilità: negli anni recenti il Dow Jones ha registrato oscillazioni annuali fino a –8,78% nel solo anno 2022, come evidenziato da Slickcharts. L’obbligazione sovrana italiana, se mantenuta fino alla scadenza e se viene rispettato il pagamento da parte dell’emittente, presenta un rischio inerente inferiore, benché non nullo (rischio sovrano e rischio tasso). Il titolo BTP 3,6% 2035 viene negoziato a prezzo sopra la pari e ciò riduce leggermente il rendimento rispetto alla cedola.

Infine, l’orizzonte temporale di 10 anni si adatta a entrambi gli strumenti, ma mentre il BTP è “a termine” definito e offre maggior prevedibilità, l’azionario richiede tolleranza alle oscillazioni e fiducia nel periodo: storicamente, più lungo è l’orizzonte azionario, maggiore è la probabilità di ottenere rendimento positivo, come ricordato da Guggenheim Investments. In particolare, analisi su oltre un secolo di dati mostrano che un investimento decennale sul Dow Jones Total Return è stato positivo nel 95% dei casi, con rare eccezioni come il decennio successivo al 1929 o il periodo 1999-2009.
Casi pratici per chiarire i concetti
Immaginiamo di investire 10 000 € oggi in entrambi gli strumenti per 10 anni. Nel caso del Dow Jones, supponendo un rendimento annuo costante del ~11% (anche se nella realtà varia), dopo 10 anni il capitale crescerebbe approssimativamente a ~29 000 €. Nel caso del BTP 3,6% 2035, con prezzo d’acquisto 102,18 €, il rendimento lordo totale potrebbe avvicinarsi a ~3,3–3,5% annuo, portando il capitale a circa 13 000–14 000 € al termine del periodo (prima delle imposte al 12,5%).
Se consideriamo un anno negativo per il Dow Jones, ad esempio -8,8% come nel 2022, si evidenzia come l’azionario richieda robustezza nei momenti difficili. Nel caso dell’obbligazione, se i tassi di mercato salissero, il valore di mercato del BTP potrebbe scendere se venduto prima della scadenza: chi acquista oggi e vende anticipatamente può subire una perdita in conto capitale.
Un altro scenario: se l’inflazione media nei prossimi 10 anni fosse del 3% annuo, il rendimento reale dell’obbligazione si ridurrebbe a circa 0,6% annuo, mentre l’azionario, grazie alla crescita nominale, potrebbe ancora offrire un rendimento reale significativamente più elevato. Dati storici del Dow Jones mostrano che l’indice di mercato tratta spesso il lungo periodo come finestra favorevole alla crescita, come sottolineato anche da analisi pubblicate da Guggenheim.