Il rischio di elezioni anticipate si fa sempre più concreto per l’Italia. I parlamentari hanno scelto con un pessimo tempismo l’inizio della crisi di governo.
A essere messi in discussione saranno in primo luogo i 21,8 miliardi del Pnrr, i 10 del decreto Aiuti bis di luglio e i 5-6 del taglio del cuneo fiscale.
Si avvia una delle settimane più difficili per il futuro dell’Italia. Mercoledì Draghi si presenterà alle Camere, mentre il giorno successivo ci sarà l’attesa riunione della Bce di Christine Lagarde.
Se la BCE è pronta ad annunciare il primo rialzo dei tassi dell’area euro in più di un decennio, venerdì 22 scadrà il periodo di manutenzione di Nord Stream 1. Tutto ciò renderà estremamente volatile l’azionario e soprattutto il rendimento dei Titoli di Stato. La speranza è che almeno sul fronte energetico la situazione volga al meglio, con il ripristino dei flussi al 100% secondo quanto previsto.
Il Governo cade per la decisione del M5S di Giuseppe Conte di non votare il decreto Aiuti. La crisi politica è significativa e d’altro canto anche sempre più probabile, vista la natura provvisoria dell’unità parlamentare. L’emergenza pandemica che sembra conclusa, porta le forze in campo a volersi riappropriare della centralità delle loro differenze.
Con l’aumento delle tensioni la probabilità di elezioni anticipate è salita ma nessuno saprebbe oggi in che modo possano ricostituirsi le alleanze. Una maggioranza sarebbe dura da trovare, in modo simile a quanto già visto all’ultime elezioni. Il centro destra prende atto che non è più possibile contare sul M5S, il PD non potrebbe accettare un’alleanza con il centro destra, mentre il PD avrebbe poche cianche di venire eletto come primo partito. Cosa aspettarsi, dunque?
Le probabilità sono diverse; Draghi in Senato e poi alla Camera potrà confermare le sue dimissioni irrevocabili. L’ipotesi più probabile è che si tenti con un voto parlamentare di verificare la maggioranza e riavviare l’azione di Governo. Eventuali elezioni anticipate con una nuova maggioranza ottenute in tempi rapidi sarebbero la soluzione migliore. Una soluzione che sembra oggi irrealistica, considerando l’attuale legge elettorale e l’indistinta azione di governo che ha reso sbiadite le differenze tra i partiti oggi in parlamento.
Un nuovo governo secondo i sondaggi potrebbe essere guadato da una coalizione di destra. Qualsiasi sia il nuovo scenario solleverà sicuramente le preoccupazioni degli investitori sulle prospettive a lungo termine dell’Italia. La sostenibilità delle finanze che è stata protetta dall’immagine istituzionale di Draghi verrà di nuovo messa in discussione.
Non sarà neanche lo scudo anti spread eventualmente messo in campo questa settimana a poter ridurre la variazione del costo del debito sovrano. Lo strumento infatti non è stato esplicitamente creato per compensare l’allargamento fondamentale o politico degli spread e non sarà per questo benefico per i BTP, nel caso di un nuovo governo. C’è naturalmente la terza possibilità, oltre la rielezione di Draghi anche quella che si insedi un nuovo governo tecnico.
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