Esclusi dalla pensione anticipata? Ora cambia tutto con l’APE Sociale del 2025

Una sentenza destinata a lasciare il segno ha riscritto le regole per accedere all’anticipo pensionistico più discusso degli ultimi anni. C’è chi ha aspettato per mesi, forse anni, senza ottenere nulla. E poi, all’improvviso, qualcosa cambia. Basta un principio sancito in un’aula di tribunale per aprire una porta che sembrava chiusa per sempre. Si tratta di una notizia che può cambiare il destino di chi, finora, si è sentito dimenticato. Nel 2025 l’APE Sociale non è più come prima. E questa non è solo una novità normativa, è una piccola rivoluzione.

Fino a ieri, chi aveva perso il lavoro senza ricevere la NASpI si trovava in un vicolo cieco. Niente pensione anticipata, nessuna possibilità di uscire prima dal mondo del lavoro, nemmeno in presenza di difficoltà personali, fisiche o familiari. Una condizione che ha colpito in particolare autonomi, collaboratori, partite IVA. Con la sentenza n. 24950/2024 della Corte di Cassazione, qualcosa si è finalmente sbloccato.

Persona preoccupata
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L’interpretazione restrittiva dell’INPS viene superata, rendendo l’APE Sociale finalmente accessibile anche a chi non ha mai percepito l’indennità di disoccupazione. Basta essere davvero disoccupati, senza un lavoro, senza una pensione attiva, e con i giusti requisiti contributivi. Un cambiamento che porta con sé speranza, ma anche la necessità di comprendere bene cosa serve davvero per beneficiarne.

APE Sociale 2025: con la nuova sentenza cambia tutto per disoccupati senza NASpI

Con la pronuncia depositata il 17 settembre 2024, la Corte di Cassazione ha tracciato una nuova rotta per l’APE Sociale 2025. Il punto chiave? Non serve più aver ricevuto la NASpI, ma è sufficiente trovarsi in uno stato di disoccupazione reale. Questo significa che l’accesso all’anticipo pensionistico si allarga anche a chi, per motivi tecnici o formali, non ha potuto accedere all’indennità. Una notizia accolta con grande favore da molti ex lavoratori autonomi, collaboratori e figure atipiche, spesso lasciate ai margini del sistema previdenziale.

Persone felici
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L’interpretazione dell’INPS, finora molto rigida, escludeva chi non aveva avuto diritto alla NASpI, restringendo la misura praticamente ai soli lavoratori dipendenti. La Corte ha invece affermato che il vero criterio da considerare è la condizione effettiva di disoccupazione. In pratica, se una persona non lavora, non percepisce redditi da lavoro dipendente o autonomo, e non ha una pensione diretta, allora ha diritto di chiedere l’APE, se in possesso degli altri requisiti.

Tra questi, l’età: almeno 63 anni e 5 mesi. E i contributi: 30 anni per disoccupati, caregiver e invalidi civili al 74%, oppure 36 anni per lavori gravosi (32 in alcuni casi particolari). Questo nuovo orientamento consente finalmente un accesso più equo, che tiene conto delle situazioni reali e non solo dei requisiti formali. Una conquista che fa la differenza per chi ha alle spalle una vita di lavoro non sempre protetta.

Requisiti, documenti e tempistiche: come ottenere l’APE Sociale dopo il cambio delle regole

Per accedere all’APE Sociale 2025, ora serve dimostrare di essere senza lavoro e di rientrare nei parametri richiesti. Anche se la NASpI non è più necessaria, bisogna comunque certificare l’effettiva assenza di occupazione: niente lavoro in corso, né autonomo né dipendente. Sono ammessi solo redditi da attività occasionali inferiori ai 5.000 euro annui. Un altro requisito fondamentale è l’assenza di pensioni dirette.

Chi pensa di poter accedere alla misura deve quindi partire con una verifica contributiva presso l’INPS o con il supporto di un patronato. Una volta confermata la propria posizione, si può presentare la domanda di verifica dei requisiti. Solo dopo l’approvazione da parte dell’INPS sarà possibile inoltrare la richiesta definitiva per l’erogazione dell’APE Sociale.

Tra i documenti richiesti ci sono quelli che attestano lo stato di disoccupazione, la fine dell’attività lavorativa, eventuali certificazioni sanitarie o relative all’assistenza familiare. I tempi di risposta dell’INPS dipendono dalla disponibilità delle risorse, ma in generale la prestazione decorre dal primo giorno del mese successivo alla domanda. Per molti, questa nuova possibilità rappresenta una via d’uscita da anni di incertezza. Forse non è la soluzione a tutti i problemi, ma di certo è un segnale che qualcosa si muove.

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