Il futuro del denaro in Europa è più vicino di quanto pensiamo: il nuovo euro digitale, la risposta della Banca Centrale Europea (BCE) alla rivoluzione dei pagamenti, potrebbe vedere la luce con un’accelerazione sorprendente. La data del 2027, annunciata ai mercati, non è solo una scadenza, ma il segno di una corsa contro il tempo per garantire ai cittadini la moneta di banca centrale anche nell’era dell’e-commerce. Dietro questa spinta c’è la promessa di un’autonomia strategica mai vista nel panorama finanziario.
Da mesi, il dibattito attorno alla creazione di una valuta digitale pubblica infiamma gli ambienti economici e politici del continente. L’Euro Digitale non rappresenta una semplice criptovaluta di Stato, né mira a sostituire integralmente il contante; è invece una forma complementare di denaro della banca centrale a corso legale, studiata per resistere alla crescente diffusione di strumenti di pagamento elettronico privati e spesso non europei. Come ha sottolineato Christine Lagarde, presidente della BCE, il progetto intende offrire un’alternativa solida che possa affrancare l’area dell’euro da una dipendenza tecnologica esterna e dalle commissioni massicce imposte dai grandi player globali.
Nonostante la complessità del passaggio dalla fase di indagine all’implementazione, l’Eurosistema è determinato a proteggere la propria sovranità monetaria, assicurando al pubblico l’accesso a una forma di moneta sicura e istantanea, accessibile a tutti, come confermato dalle direttive della Banca d’Italia. La sfida è coniugare innovazione e stabilità finanziaria in un contesto globale in rapida evoluzione.
Il motivo strategico alla base dell’Euro Digitale risiede nella necessità di recuperare il controllo sul mercato dei pagamenti al dettaglio. La Banca d’Italia ha evidenziato come circa il 90% del mercato combinato dei pagamenti e-commerce sia gestito da attori stranieri, creando una forte dipendenza esterna. L’obiettivo della BCE è contrastare questo predominio offrendo uno strumento pubblico non soggetto a fini commerciali o di profilazione. Per tutelare la stabilità finanziaria e l’attività di raccolta delle banche, l’euro digitale sarà concepito con due meccanismi fondamentali. Innanzitutto, non sarà remunerato, non offrendo quindi interessi.
In secondo luogo, l’ammontare detenibile da ciascun cittadino sarà sottoposto a un tetto massimo di disponibilità. Questo limite è essenziale per evitare bruschi deflussi di depositi dai conti bancari tradizionali, salvaguardando la funzione economica e sociale degli intermediari finanziari. La BCE ha in programma di gestire questa transizione con gradualità, fissando inizialmente il tetto a un livello basso per poi aumentarlo progressivamente.
Il tema della riservatezza è emerso come la preoccupazione principale per i cittadini, come rilevato dai sondaggi della BCE. Per questo motivo, l’Euro Digitale è in fase di progettazione con garanzie all’avanguardia. Per i pagamenti offline, il sistema mira a replicare il livello di anonimato tipico del contante: i dettagli della transazione sarebbero noti solo al pagatore e al beneficiario, senza essere condivisi con l’Eurosistema o con i fornitori di servizi di supporto. Per le transazioni online, la BCE adotterà strumenti innovativi come la pseudonimizzazione e la crittografia dei dati per impedire di collegare le transazioni direttamente a un utente specifico. I prestatori di servizi di pagamento (PSP) avranno accesso solo ai dati strettamente necessari per le norme antiriciclaggio.
A livello istituzionale, l’impegno è massimo: dopo l’avvio della fase istruttoria nell’ottobre 2021, l’Eurosistema è passato alla fase successiva di preparazione. L’annuncio della presidente Christine Lagarde di un lancio pronto entro il 2027 segna una decisa accelerazione rispetto alle previsioni iniziali che puntavano al 2029. La data è vincolata al completamento della fase di test e, soprattutto, all’approvazione del Regolamento UE che istituirà legalmente la nuova moneta digitale.
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