Il Recovery Plan come concepito adesso penalizzerebbe il Sud, secondo l’eurodeputato Sofo. Presentata un’interrogazione alla Commissione Europea. L’Europa dovrebbe intervenire?
Un ex-leghista che difende gli interessi del Mezzogiorno? Gli scenari politici sono davvero cambiati, ma non bisogna restare troppo a lungo perplessi, e badare alla sostanza dei fatti.
La nota politica è chiara. «Ho presentato oggi un’interrogazione alla Commissione Europea per richiamare l’attenzione sul rischio che il Piano nazionale di ripresa e resilienza predisposto dal governo Draghi, penalizzi il Meridione». Esordisce così l’eurodeputato leghista ora passato a Fratelli D’Italia, Vincenzo Sofo.
L’allocazione delle risorse prevista dal governo allargherebbe il divario, già profondo con l’Italia settentrionale. Questo è avvenuto, nonostante l’obiettivo dichiarato del Recovery Fund europeo fosse quello di andare ad incidere positivamente sulla coesione territoriale.
l’Italia, giova ricordarlo, è tra i principali destinatari dei fondi stanziati per il Next Generation EU. Questi saranno erogati sulla base del Recovery Plan strutturato e concepito dagli stati nazionali secondo le proprie necessità .
Il piano, secondo le linee guida europee, dovrebbe essere dedicato all’abbattimento degli indici di povertà e di disoccupazione. Favorire la crescita e sviluppo. Da sostituire alla depressione economica e al disagio sociale post-Covid.
Inutile ribadire che nel nostro paese i problemi di sviluppo riguardano particolarmente le regioni meridionali, che si portano dietro un atavico ritardo strutturale. Il divario preesistente si sarebbe ulteriormente ampliato con la crisi pandemica. Eppure l’auspicata coesione nazionale, secondo Sofo, pare essere stata accantonata dai decisori dell’esecutivo.
I criteri UE per la ripartizione delle risorse sono stati formalmente rispettati. Ma se circa i 2/3 del totale dei fondi sarebbero doverosamente destinati al Sud, il governo italiano ha deciso di ripartirli diversamente. Il 40% dei fondi del NextGenEu andranno allo sviluppo del Mezzogiorno, e il restante 60% al centro-nord. Si è scelto, in sostanza, di ripartire la torta secondo parametri demografici e non di sviluppo. Parti uguali tra diseguali.
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