Burocrazia, quanto pesa la sua inefficienza sull’economia italiana

La pubblica amministrazione italiana è proverbialmente lenta e inefficiente. La burocrazia è il vero freno alla crescita economica?

burocraziaNon è solo un luogo comune. Né un eccessiva semplificazione. La burocrazia, secondo il rapporto Deloitte, peserebbe per oltre 57 miliardi di euro sulle imprese italiane. Si tratta, secondo svariati analisti di economia e finanza, del principale ostacolo per la crescita economica del nostro paese.

Non c’è realtà territoriale che si salvi, si tratta di un vulnus di sistema. Tutte le regioni italiane mostrano livelli di efficienza amministrativa inferiori alla media europea, ma la criticità più marcata è riscontrata nel Mezzogiorno, dove in media 100 giorni di lavoro all’anno vengono persi tra le lungaggini della Pubblica Amministrazione.

Fabio Pompei, amministratore delegato della sezione italiana di Deloitte: «Riformare la burocrazia è una priorità assoluta per l’Italia». L’autorevole parere della società di servizi di consulenza e revisione, la ritiene condizione imprescindibile affinché le risorse stanziate dal Next Generation EU diano i frutti sperati nei prossimi anni.

Da dove bisogna partire per riformare?

Semplificazione e Digitalizzazione: verso la burocrazia che diviene servizio efficiente

Il rapporto Deloitte propone ai legislatori italiani cinque strategie cardine sulle quali edificare un nuovo rapporto tra imprese e burocrazia.

Innanzitutto, sovvertire la ratio dell’approccio decisionale delle PA, per responsabilizzare le amministrazioni e scongiurare i possibili effetti di complicazione amministrativa a danno delle imprese. Bisogna poi semplificare i processi che erogano i servizi pubblici. Procedere ad un’efficientamento della collaborazione istituzionale tra i diversi soggetti pubblici e ridurne le prerogative sovrapponibili e ridondanti. Pensare a nuovi metodi per mettere in comunicazione PA e imprese armonicamente. E infine, ma non meno importante, strutturare un sistema di norme più chiaro, trasparente e univoco che consenta una centralizzazione nel segno dell’efficienza.

Si caldeggia anche l’adozione di un sistema interno alla Pubblica Amministrazione che premi e valorizzi la meritocrazia, esaltando la capacità di agire piuttosto che l’inerzia.

Tutto questo non può comunque prescindere da due trasformazioni strettamente interconnesse: il ricambio generazionale e la digitalizzazione. Ottimizzare i sistemi e le dotazioni strumentali ai quali viene deputata parte delle procedure burocratiche e formare funzionari aggiornati e competenti è la condizione senza la quale ogni cambiamento è impensabile.

Ad oggi, buona parte dei dipendenti della PA è anziano con più di 55 anni. Oltre il 60% dei dipendenti non ha titoli di studio specializzati e presenta un basso livello nelle competenze digitali. Non si può che partire da qui.

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Da Conte con il Decreto Semplificazioni a Brunetta con il programma di nuove assunzioni, la politica ci sta provando. Speriamo ci riesca.

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