Mentre la commissione europea si divide difronte a nuove sanzioni, molte aziende suggeriscono che non conviene più produrre, perché non riescono a rimane in profitto. L’Europa sembra difronte a un bivio della sua storia.
La strategia graduale delle sanzioni ha messo in luce la realtà dei fatti. Non c’è più spazio di manovra per ulteriori limiti alle importazioni di beni dalla Russia.
La Commissione sembrava sul punto di voler proporre un embargo sul petrolio. Poi sono arrivati il veto dell’Ungheria e l’opposizione della Germania. Martedì la Commissione si è accontentata dell’embargo sul carbone: il commercio della materia prima vale circa 4 miliardi di euro l’anno. Petrolio e gas, su cui non c’è accordo unanime, valgono invece 300 miliardi l’anno.
La verità è espressa in sintesi dalla linea politica della Germania: non è possibile tagliare le importazioni di gas subito, perché provocherebbe la recessione. Serve tempo per trovare altri fornitori e costruire rigassificatori.
L’episodio dimostra perché malgrado la retorica della guerra commerciale contro la Russia, le sanzioni non funzionano come dovrebbero e si rivelano anzi un’arma a doppio taglio. Al deficit commerciale dell’Unione europea e a limiti dell’inflazione e dei costi delle materie prime sulla crescita economica si aggiunge il deficit commerciale USA. Le importazioni hanno superato di quasi il doppio le esportazioni, un freno alla crescita del PIL, con un dollaro che rimane la valuta più forte.
Lo scenario internazionale vede anche il dato PMI di marzo della seconda economia mondiale crollare al livello più basso di più di due anni. L’attività nel settore manifatturiero cinese sta riflettendo l’impatto misure per portare a zero la diffusione della variante Omicron del coronavirus. L’indice Pmi Caixin China è diminuito fino ai 48,1 punti a marzo dai 50,4 di febbraio, raggiungendo il livello più basso da febbraio 2020. I 50 punti dell’indice segnano lo spartiacque di espansione o contrazione dell’attività manifatturiera, tra le più importanti in Cina.
L’alta inflazione e la contemporanea recessione economica possono portare a un periodo di stagflazione. In un simile scenario tenendo in considerazione esclusivamente i pesi a livello settoriale, il Regno Unito e l’Europa sembrano offrire la maggiore protezione. Tra i settori che dovrebbero sottoperformare, l’informatica e i beni di consumo discrezionali.
La stagflazione tende a favorire le società più difensive i cui prodotti e servizi sono essenziali per la vita quotidiana delle persone. Le persone avranno sempre bisogno dei servizi essenziali come elettricità, carburante e alimentari. Al contrario l’acquisto di alcuni tipi di beni può essere posticipato, per esempio un nuovo smartphone o una nuova auto.
Negli ultimi 25 anni i settori più performanti sono statisticamente, quelli difensivi come le utilities, i beni di consumo, l’immobiliare e gli energetici. Al contrario, settori ciclici come quelli IT, industriale e finanziario sono stati fra quelli che hanno registrato le performance peggiori.
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