Infortunio sul lavoro e visite fiscali: chi pensa che valgano le stesse regole della malattia si sbaglia. Ci sono differenze sostanziali che cambiano tutto, soprattutto per chi teme controlli a sorpresa. Nessuna visita Inps a casa, ma attenzione: non è sinonimo di libertà assoluta. Alcune regole restano, e ignorarle può costare caro. Convocazioni, obblighi e comportamenti leciti: ecco cosa sapere per non rischiare durante il recupero.
Quando si subisce un infortunio sul lavoro, la tentazione è pensare che valga lo stesso schema della malattia: si sta a casa, si rispettano le fasce orarie e si attende l’eventuale visita fiscale Inps. Ma le cose funzionano diversamente. La gestione dell’evento passa direttamente all’Inail, che ha competenza esclusiva su tutto ciò che riguarda incidenti e malattie professionali. E questo cambia le carte in tavola.

La prima grande differenza è che, a differenza della malattia ordinaria, non esistono fasce orarie di reperibilità da rispettare. L’Inps, infatti, non effettua visite domiciliari per gli infortuni: lo ha chiarito già nel 2017 e lo ribadisce costantemente. Al loro posto, l’Inail può convocare il lavoratore in sede per una visita, ma non manderà nessuno a casa a verificare se si è presenti.
Questo però non significa che tutto sia concesso. Il lavoratore deve comunque rispettare una condotta adeguata, che non ostacoli il percorso di guarigione. È libero di uscire, ma non di comportarsi come se nulla fosse. Inoltre, l’Inail ha il potere di prescrivere cure specifiche, anche chirurgiche, e rifiutarle senza una motivazione valida può far perdere il diritto all’indennizzo.
Fasce di reperibilità e sanzioni disciplinari: cosa succede quando il contratto collettivo impone regole aggiuntive
In alcuni casi, anche in presenza di infortunio sul lavoro, i contratti collettivi nazionali possono stabilire l’obbligo di essere reperibili in determinate fasce orarie. Si tratta di una previsione contrattuale, quindi non obbligatoria per legge, ma vincolante per chi è soggetto a quel contratto. È una clausola poco conosciuta, ma può fare la differenza.

Se il dipendente non rispetta queste fasce, il datore di lavoro può attivare una sanzione disciplinare, anche se il lavoratore non perderà comunque il diritto alle prestazioni economiche garantite dall’Inail. La Cassazione, con una storica sentenza del 2002, ha confermato questa possibilità, aprendo la strada a interpretazioni rigide da parte delle aziende.
È fondamentale quindi conoscere a fondo il proprio CCNL. Ciò che vale per un settore potrebbe non valere per un altro. Ad esempio, nella pubblica amministrazione o in alcune aziende sanitarie, sono più frequenti vincoli aggiuntivi che impongono maggiore cautela. Il rischio, altrimenti, è di ritrovarsi in una situazione scomoda, senza neppure accorgersene.
Alla fine, anche se le visite fiscali dell’Inps non sono previste durante un infortunio, il lavoratore non è affatto esente da doveri. Ignorare le convocazioni, assumere comportamenti poco prudenti o disattendere le indicazioni mediche può compromettere la tutela economica, ma anche il rapporto con l’azienda. In fondo, la guarigione non è solo una questione di tempo, ma anche di responsabilità.