La Federal Reserve alza come annunciato i tassi di interesse. La manovra di politica monetaria costituisce l’aumento più importante dal 1994.
Il Federal Open Market Committee ha aumentato il suo tasso di riferimento a un intervallo compreso tra 1,5% e 1,25% rispetto al range precedente tra lo 0,25% e lo 0,5%.
La banca centrale USA ha segnalato che la tendenza impostata proseguirà con decisione da qui a fine anno per frenare l’inflazione dilagante. Alla notizia il Dow Jones ha chiuso in rialzo dell’1%, il Nasdaq del 2,5% e lo S&P500 dell’1,5%.
La Federal Reserve ha in programma un aumento dei tassi fino a circa il 3,4% entro la fine dell’anno. A questo si affianca la riduzione del bilancio per l’acquisto di asset per una ammontare di 47,5 miliardi al mese, già iniziata il primo giugno, che arriverà a 95 miliardi a settembre.
Gli effetti sull’economia Usa rimangono incerti e non è escluso un aumento delle complicazioni. Lo scenario internazionale si fa sempre più teso man mano che la guerra indebolisce l’economia dell’Europa. Insieme agli Stati Uniti entrambi i paesi sono vittima di una inflazione crescente; gli effetti sulla crescita sono già scontati nelle stime della Fed; il Pil passerà da una crescita del 2,8% attesa solo a marzo al 1,7% stimato a giugno.
Per Powell, comunque la priorità più che la crescita rimane l’inflazione, che rappresenta la principale minaccia alla stabilità dell’economia americana. Per questo “rialzi appropriati dei tassi” e riduzione del bilancio della banca centrale andranno avanti fino a farla rientrare negli obbiettivi del Paese.
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