Un bonifico può sembrare un gesto d’affetto, ma può trasformarsi in una grana con il Fisco. Basta una causale poco chiara o una ricevuta assente perché parta un accertamento. E non parliamo di cifre astronomiche.
Anche mille euro, se arrivano da un parente, possono accendere i radar dell’Agenzia delle Entrate. Una sentenza della Cassazione n. 11750/2017 e n. 16440/2016 ha sollevato dubbi, paure e domande in tanti contribuenti.
E c’è chi, come l’imprenditore Alessandro, ha capito che dietro un semplice trasferimento bancario può nascondersi un problema più grosso del previsto.
Una sera qualunque, Alessandro, imprenditore curioso e sempre attento alle novità fiscali, legge online un articolo che lo lascia perplesso. Racconta di una sentenza della Cassazione che riguarda i bonifici tra familiari e spiega come questi, se non giustificati, possano essere considerati reddito non dichiarato. Un attimo dopo, il link finisce sul cellulare del suo commercialista di fiducia: “Armando, cosa ne pensi?”.
Armando lo legge e capisce subito che il tema è delicato. Non si tratta di un caso isolato o esagerato. Il Fisco, in assenza di prove concrete, può davvero interpretare somme ricevute dai parenti come guadagni. E se mancano documenti, spiegazioni o causali ben scritte, la questione può sfociare in un accertamento vero e proprio.
La Cassazione, nel caso in questione, ha confermato che non basta il legame di parentela per escludere la natura reddituale di un bonifico. Il contribuente aveva ricevuto vari versamenti da un parente, ma non era in grado di dimostrare che si trattasse di donazioni o semplici aiuti. Nessuna dichiarazione, nessun accordo scritto. Solo causali vaghe come “sostegno familiare” o “per spese”. Insufficienti, secondo i giudici.
L’Agenzia delle Entrate, in casi simili, può considerare quei soldi come redditi nascosti, tassandoli e aprendo procedimenti. È una questione di tracciabilità e chiarezza, anche quando ci si muove in ambiti familiari. Ricevere soldi da un genitore o da uno zio non è sbagliato, ma va fatto con attenzione.
Armando, da professionista esperto, suggerisce sempre di accompagnare questi movimenti con una dichiarazione firmata o una scrittura privata, anche informale. E di evitare causali generiche, preferendo espressioni più precise come “anticipo su donazione”, “prestito infruttifero” o “regalo non oneroso”.
Alessandro, dopo la chiacchierata con Armando, capisce che anche un gesto familiare deve essere trattato con la cura di un’operazione commerciale. E no, non si tratta di diventare paranoici o vedere il Fisco ovunque. Si tratta piuttosto di essere consapevoli che oggi, in un’epoca di controlli digitali e tracciabilità totale, ogni operazione può essere letta in modo fiscale.
Quindi la domanda resta: se tua madre ti fa un bonifico per aiutarti col mutuo, hai una prova scritta che non si tratta di reddito? Vale la pena pensarci prima, piuttosto che spiegare dopo.
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