Un investimento con cedole generose, ma un rendimento reale più contenuto. Il BTP FX 3,45% con scadenza a luglio 2031 può sembrare allettante a prima vista, ma nasconde elementi da valutare con attenzione. Ideale per chi cerca entrate regolari, presenta tuttavia dinamiche di prezzo e inflazione che ne influenzano l’effettiva convenienza. Un’opzione interessante, ma solo per alcuni profili.
In un momento in cui i tassi d’interesse hanno smesso di salire con forza, molti guardano ai titoli di Stato con occhi nuovi. La voglia di stabilità e di rendimenti certi torna al centro dell’attenzione, specialmente per chi ha un approccio prudente alla gestione dei propri risparmi. È il caso del BTP FX 3,45% con scadenza a luglio 2031, che offre una cedola fissa elevata rispetto alla media dei titoli con pari durata.

Ma come spesso accade nel mondo finanziario, non basta guardare al numero stampato in evidenza sul foglio informativo. I dettagli, spesso trascurati, raccontano una storia più completa e, talvolta, meno entusiasmante di quanto sembri inizialmente. Tra prezzo di acquisto sopra la pari e inflazione, ci sono variabili che incidono direttamente sul rendimento netto finale.
Cedola elevata e tassazione agevolata, ma il rendimento effettivo si ridimensiona
Il BTP FX 3,45% luglio 2031 garantisce una cedola lorda annua del 3,45%, distribuita ogni sei mesi. Si tratta di un flusso di cassa regolare e facilmente programmabile, che può risultare molto utile per chi vive di rendita o integra la pensione. Tuttavia, il titolo è attualmente acquistabile a un prezzo di circa 102,8, cioè superiore al valore nominale. Questa differenza impatta in modo significativo sul rendimento a scadenza.

Il rendimento effettivo lordo, infatti, si attesta intorno al 2,94%, che al netto della tassazione agevolata del 12,5% scende al 2,51%. In altre parole, pur ricevendo cedole relativamente alte, l’investitore ottiene un rendimento netto inferiore a quello promesso dalla cedola. Questo avviene perché il capitale rimborsato alla scadenza è 100, mentre l’investimento iniziale è più alto.
Dal punto di vista fiscale, il titolo beneficia comunque della tassazione tipica dei titoli di Stato italiani, più favorevole rispetto alle obbligazioni private. Ciò rappresenta un vantaggio concreto, ma non sempre sufficiente a compensare il gap tra cedola e rendimento reale.
Rischio tassi e inflazione: i due lati meno visibili dell’investimento
Un elemento da non trascurare è la duration modificata del titolo, pari a 5,16. Questo parametro misura la sensibilità del prezzo alle variazioni dei tassi d’interesse. Se i tassi salissero dell’1%, il valore di mercato del BTP potrebbe scendere di oltre il 5%. In un’ottica di mantenimento fino alla scadenza, questo impatto è solo teorico. Tuttavia, chi valuta una vendita anticipata deve tenerne conto seriamente.
C’è poi il tema dell’inflazione. Il BTP FX luglio 2031 non è indicizzato, quindi il rendimento reale può essere eroso se l’aumento dei prezzi dovesse superare il 3%. In uno scenario simile, strumenti alternativi come i BTP Italia o i BTP€i – che offrono protezione dall’inflazione – potrebbero risultare più adatti per chi vuole mantenere il potere d’acquisto nel tempo.
In definitiva, il BTP con cedola del 3,45% è un’opzione solida per chi desidera stabilità e flussi regolari, ma meno indicata per chi cerca rendimenti elevati o protezione dal rischio inflattivo.