Il prezzo del petrolio continua a perdere terreno, ma i segnali che arrivano dai mercati non sono tutti allineati. Tra crolli, supporti tecnici e analisi delle banche d’affari, si fa strada un’ipotesi che ribalta le apparenze.
Il ribasso di questi mesi potrebbe non essere la fine della corsa, ma solo una pausa. Se stai seguendo l’andamento dell’oro nero, questa potrebbe essere la fase decisiva per capire cosa ci aspetta davvero.

Hai presente quando guardi un grafico e tutto sembra chiaro, ma poi cambi scala temporale e… cambia tutto? È un po’ quello che sta succedendo con il petrolio in questo momento. Da inizio 2025, il prezzo ha perso più del 12%, un dato che ha fatto scattare l’allarme tra investitori e analisti. Ma è davvero il momento di preoccuparsi?
La situazione è più sfumata di quanto sembri. Alcuni indicatori, come il celebre Alligator index, mostrano segnali contrastanti a seconda del timeframe osservato. A livello giornaliero e mensile, il trend è chiaramente orientato verso il basso. Ma il quadro cambia su base trimestrale, dove si intravedono segnali di forza. Un segnale che il movimento attuale potrebbe essere solo un ritracciamento all’interno di un trend più ampio e ancora positivo?
L’Alligator e la confusione tecnica sul petrolio
Chi conosce l’Alligator index sa quanto possa essere utile per individuare i trend di mercato. In questa fase, però, sembra raccontare storie diverse. Il breve periodo parla di debolezza: le medie mobili sono aperte e rivolte verso il basso. Ma sul lungo periodo, l’impostazione resta rialzista. Siamo quindi nel mezzo di una fase correttiva o all’inizio di un’inversione?

A complicare il quadro c’è la situazione settimanale, dove i prezzi sono incastrati tra le medie mobili a 200, 400 e 600 periodi. Una zona di congestione che rende difficile leggere la direzione futura. Intanto, occhi puntati sul supporto in area 49,64 dollari, mentre la prima resistenza tecnica significativa resta a quota 83,75.
Le banche d’affari osservano, ma iniziano a posizionarsi
Negli ultimi mesi, le grandi banche hanno aggiornato le loro view sul petrolio, e il tono dei report sta cambiando. Goldman Sachs ha abbassato le previsioni di fine anno, ma resta positiva sul 2026. Morgan Stanley ha suggerito che i prezzi potrebbero essere in fase di ipervenduto. Barclays, invece, parla apertamente di una “falsa debolezza”, indicando questa fase come un possibile punto di rientro. JPMorgan e Bank of America restano caute, ma sottolineano come il quadro geopolitico ed economico globale non giustifichi un crollo duraturo.
Nel frattempo, la domanda globale rallenta, soprattutto in Asia, ma non si arresta. L’OPEC prova a gestire la produzione, ma resta il dubbio su quanto riuscirà a incidere davvero. La partita è aperta e il mercato potrebbe sorprenderci.