Aprile e maggio segnano un rialzo del prezzo degli alimenti; l’inflazione alimentare è arrivata quasi al 11% a marzo. Le stime per gli ultimi due mesi segnano un incremento del 12,7%.
Secondo i dati BMTI, Unioncamere e Ref sull’inflazione alimentare in Italia i prezzi dei prodotti alimentari sono al rialzo e la corsa non si ferma. A marzo per la media dei 46 prodotti alimentari maggiormente consumati, la crescita al 10,9% rispetto a marzo 2021.
Per gli stessi prodotti la situazione non cambia e negli ultimi due mesi la prosecuzione della guerra commerciale non fa che inasprire la scarsità delle materie prime e l’aumento dell’inflazione. Lo scenario prospetta quindi aumenti, energetici e nei costi di produzione che vengono traslati sui prezzi e sul consumatore finale.
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha ulteriormente spinto al rialzo i prezzi di alcuni alimenti come l’olio di girasole e i cereali. Tra questi in particolare è evidente la scarsità sui mercati internazionali del frumento tenero prodotto da Russia e Ucraina, pari a circa il 30% del commercio globale. Diversa sembrerebbe la sorte del frumento duro poiché il primato del 60% della produzione spetta al Canada. Tuttavia, il suo prezzo è aumentato di quasi l’80% su base annua.
Le ricadute sugli alimenti più comuni si scontano rispetto al mese precedente su: pasta di semola +3,7%, riso +3,7%, biscotti +3,6%, e pane +3,4%.
C’è un ulteriore aumento per il burro e per le carni di pollame; crescono rispetto al mese precedente rispettivamente del 3,8 e 4,3%. Per queste ultime l’aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 è eccezionale e pari al 34,8%. A influire sul prezzo il costo dei mangimi e del becchime. L’inflazione attesa per i prodotti dell’industria alimentare della GDO non accenna a rallentare. Gli aumenti attesi sulle farine, sui cereali e sui prodotti derivati sono alti, con la farina di grano tenero in crescita del 19,8% e le fette biscottate e il riso del 16,2%.
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