In Italia quasi la metà dei cittadini non versa alcuna Irpef, mentre una minoranza di contribuenti sostiene gran parte del peso fiscale. I dati dell’Osservatorio sulle entrate fiscali mostrano un sistema profondamente sbilanciato, dove il ceto medio e i redditi più alti pagano la maggior parte delle tasse.
Negli ultimi anni il tema della dichiarazione dei redditi e della reale distribuzione del gettito fiscale è diventato centrale. La ricerca condotta dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, presentata alla Camera dei Deputati insieme a Cida, evidenzia come su 42,6 milioni di dichiaranti solo 33,5 milioni abbiano effettivamente versato almeno un euro di Irpef.

In altre parole, il 43% degli italiani non paga alcuna imposta diretta, mentre il restante 57% sostiene l’intero carico fiscale complessivo dello Stato. La ripartizione, tuttavia, non è omogenea né equilibrata: circa 11,6 milioni di contribuenti con redditi medio-alti versano il 76,87% del totale, lasciando al resto della popolazione appena il 23,13%, con un evidente squilibrio che alimenta il dibattito politico ed economico.
Chi versa poco o nulla
Tra i cittadini con reddito compreso tra 0 e 7.500 € lordi – pari a 7,2 milioni di persone, circa il 12% della popolazione – l’Irpef media annua è di soli 26 €. Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali, ha sottolineato come sia difficile immaginare che una parte così ampia della popolazione viva con meno di 10.000 € lordi all’anno. Sommando questa fascia ai contribuenti con redditi fino a 29.000 €, si arriva al 72,59% degli italiani che versa appena il 23,13% dell’intera Irpef.

Nella fascia immediatamente superiore, quella compresa tra 7.500 e 15.000 € lordi, l’imposta media sale a 296 € l’anno. Tuttavia, l’insieme di oltre 16 milioni di contribuenti appartenenti alle prime tre fasce versa soltanto l’1,19% dell’intero gettito. Secondo lo studio, si tratta di una fotografia che descrive un Paese apparentemente povero, poco compatibile con i livelli di consumo registrati in altri settori, come i 150 miliardi di € spesi nel 2023 nel gioco d’azzardo tra slot machine e piattaforme online.
Chi paga di più e il peso sul ceto medio
Il quadro cambia radicalmente per chi dichiara un reddito superiore ai 35.000 €. In questo segmento si colloca il 27,41% dei contribuenti, che però versa il 76,87% dell’Irpef complessiva. In particolare, chi guadagna oltre 100.000 € rappresenta solo l’1,65% dei dichiaranti, circa 700.000 persone, ma contribuisce da solo al 22,43% del gettito. Sommando i redditi tra 55.000 e 100.000 €, si arriva al 40,31%, mentre includendo anche quelli tra 35.000 e 55.000 € il totale sfiora il 64%.
Il presidente di Cida, Stefano Cuzzilla, ha definito questa situazione la “trappola del ceto medio”, poiché chi guadagna dai 60.000 € in su finisce per pagare “per sé e per chi resta totalmente a carico della collettività”. Dalle dichiarazioni 2024 emerge infatti che le imposte pagate da un lavoratore con reddito compreso tra 35.000 e 55.000 € sono 34 volte superiori a quelle versate da chi si colloca tra 7.500 e 15.000 €. Il divario cresce ulteriormente: tra i 100.000 e i 200.000 € il rapporto sale a 149 volte, fino a superare il doppio contributo effettivo per chi dichiara oltre 300.000 €.
Questi dati mostrano come il sistema dell’Irpef si regga sul contributo di una minoranza di contribuenti, soprattutto appartenenti al ceto medio e ai redditi alti, che finanziano gran parte dei servizi pubblici. Un quadro che, secondo diversi esperti fiscali, solleva interrogativi sulla sostenibilità del modello attuale e sull’equità della distribuzione del carico delle tasse in Italia.