L’assegno INPS fa innalzare l’ISEE e l’ADI, la verità poco conosciuta che fa perdere i bonus

Quando un assegno INPS finisce per far perdere altri aiuti, c’è qualcosa che non torna. Un meccanismo poco noto, ma previsto dalla legge, può innalzare l’ISEE quel tanto che basta per escludere dal diritto all’Assegno di Inclusione. Tutto questo accade anche se la situazione economica non è cambiata di un centesimo. Una realtà che colpisce soprattutto i nuclei familiari più fragili. E nessuno lo dice chiaramente.

La scena è familiare: una persona anziana riceve l’assegno sociale INPS, perché non ha altri redditi. Nel frattempo, un figlio o una figlia, disoccupati e con bambini a carico, fanno domanda per l’Assegno di Inclusione. Ma qualcosa va storto. L’INPS respinge la richiesta per superamento del limite ISEE o di reddito. La sorpresa è grande: la famiglia non ha guadagnato nulla in più, eppure ora non ha più diritto a quell’aiuto. La causa? Proprio quell’assegno sociale che doveva servire a sostenere, e non a ostacolare.

rotolo di banconote
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Pochi sanno che questi contributi, pur essendo di natura assistenziale, possono diventare un peso nei calcoli ufficiali. E la legge è chiara, anche se non sempre facile da interpretare. Le conseguenze, però, sono molto concrete e riguardano migliaia di famiglie ogni anno.

L’assegno sociale alza l’ISEE: le regole che nessuno spiega

L’assegno sociale INPS è una prestazione destinata a chi ha più di 67 anni e un reddito basso o nullo. Non si tratta di una pensione contributiva, ma di un sostegno erogato dallo Stato per garantire un minimo vitale. Il problema nasce quando questa entrata viene conteggiata nel calcolo dell’ISEE e, di conseguenza, del diritto ad altri benefici.

banconote da 200 euro
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Secondo l’articolo 4 del DPCM 159/2013, tutti i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari percepiti devono essere inclusi nel calcolo dell’indicatore della situazione reddituale. L’assegno sociale rientra pienamente tra questi e va quindi a incidere sull’ISEE, anche se chi lo riceve è in stato di bisogno.

Il vero cortocircuito si crea quando entra in gioco l’Assegno di Inclusione (ADI). Questo nuovo strumento di sostegno, che ha preso il posto del Reddito di Cittadinanza, impone requisiti molto rigidi: ISEE sotto i 10.140 euro e reddito familiare entro i 6.500 euro, moltiplicato per la scala di equivalenza. Tuttavia, per calcolare il reddito familiare rilevante, si devono sommare anche i trattamenti in corso di godimento non già considerati nell’ISEE. Un passaggio che sfugge facilmente a chi presenta domanda.

Ecco perché una famiglia con un solo anziano che percepisce l’assegno sociale può trovarsi esclusa dall’ADI, anche se il resto del nucleo è completamente privo di entrate. È una contraddizione evidente, che rende il sistema difficile da comprendere e, spesso, ingiusto.

Quando un aiuto diventa un ostacolo: conseguenze concrete

Un esempio reale: una donna di 68 anni riceve un assegno sociale da 531 euro al mese. Vive con la figlia disoccupata e due nipoti minorenni. La figlia presenta domanda per l’ADI, convinta di rientrare nei requisiti. Ma l’importo annuo dell’assegno percepito dalla madre fa superare il limite reddituale. La domanda viene respinta. Nonostante la situazione di povertà sia evidente, la famiglia resta senza sostegno.

Questi casi non sono rari. Secondo quanto riportato da fonti come l’INPS e il portale LaLeggePerTutti, molte delle domande respinte per l’ADI sono legate proprio a questi meccanismi. Non si tratta di truffe o di richieste irregolari, ma di situazioni in cui la normativa non riesce a distinguere tra reddito vero e contributi di sopravvivenza.

Una delle poche soluzioni possibili è rivolgersi a CAF o patronati per analizzare con attenzione la propria situazione economica e capire se gli importi ricevuti possano incidere negativamente sull’ISEE o sul calcolo dell’ADI.

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