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Le sanzioni hanno rafforzato il Rublo, la Russia taglia i tassi e inverte la tendenza rispetto l’Europa

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Il Governo russo ripristina lentamente i normali valori economici alterati dall’effetto iniziale delle sanzioni. Il rublo prende forza contro Dollaro e Euro.

La Banca centrale russa ha ridotto il tasso d’interesse di riferimento di 300 punti base, 3%, portandolo all’11%.

Gli ultimi dati settimanali indicano un significativo rallentamento dei tassi di crescita dei prezzi correnti. La pressione inflazionistica ha raggiunto ad aprile il 17,8% con una stima di ritorno al 4% entro il 2024. La Banca Centrale russa è riuscita a controbilanciare la svalutazione del rublo grazie all’imposizione del sistema di pagamento nella valuta locale delle materie prime come gas e petrolio.

La strategia adesso è proseguire in una politica che rimetta al centro degli scambi internazionali la valuta russa. In particolare, il peso del suo ruolo commerciale verrà spostato verso oriente, con Cina e Arabia Saudita che possono aderire a nuove convenzioni, ad esempio sullo scambio di petrolio in rubli.

Il rublo a inizio settimana ha raggiunto il livello più alto da quattro anni contro il dollaro.

Questo processo di rafforzamento continuo del rublo è senza dubbio un tema che richiede un’attenzione particolare; prima del 24 febbraio il rublo veniva scambiato con una quotazione di un dollaro per circa 80 rubli e 90 per un euro. Questa settimana un dollaro vale circa 56 rubli e un euro 57,6 stabilendo per la valuta europea il record dal 2015.

La Banca centrale russa ha attuato severi controlli sui capitali. La valuta russa ha anche beneficiato dell’apertura di conti in rubli da parte di un gran numero di società straniere.

Il Rublo si è rivalutato e continuerà a farlo sino a quando non interverrà un inversione nella tendenza del commercio internazionale. All’opposto il rischio per il rublo è un rafforzamento eccessivo che può limitare l’esportazione dei prodotti del Paese. Anche per questo motivo lunedì il ministero delle Finanze russo ha annunciato l’imminente riduzione della quota di conversione del capitale delle società esportatrici del Paese. Un allentamento delle misure di controllo dei cambi atte a prevenire il collasso della moneta nazionale, divenute oggi superflue.

Gli Stati Uniti, hanno annunciato lo stop all’estensione della deroga che consente a Mosca di pagare gli investitori investiti in obbligazioni russe. Nelle intenzioni di Washington l’ulteriore destabilizzazione finanziaria della Russia, che sembra però ora poco credibile. Il Paese ha a disposizione tutti i fondi necessari e lo ha potuto dimostrare anche con l’ininterrotto acquisto di gas e petrolio da parte dell’Ue.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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