Legge di Bilancio 2026: stop alle tasse sulla tredicesima, più soldi in busta paga a dicembre anche per straordinari e buoni pasto, la proposta

Un dicembre diverso sembra all’orizzonte. Tra proposte e voci di corridoio, la Legge di Bilancio 2026 appare destinata a incidere su aspetti molto concreti della vita quotidiana. Non si tratta di meri tecnicismi fiscali, ma di cambiamenti che potrebbero avere un impatto diretto sulle famiglie. Le parole pronunciate dal Governo hanno acceso aspettative e timori, aprendo la strada a calcoli e riflessioni su cosa significherà davvero a fine anno avere più soldi nel portafoglio.

Il clima di attesa è carico, perché dietro alle cifre si cela il desiderio di maggiore respiro di fronte a mutui, spese e bollette. A far discutere è l’idea che mensilità aggiuntive, straordinari e buoni pasto possano essere trattati diversamente dal fisco, con effetti immediati.

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Legge di Bilancio 2026: stop alle tasse sulla tredicesima, più soldi in busta paga a dicembre anche per straordinari e buoni pasto, la proposta-trading.it

La questione non riguarda solo l’economia: si parla anche di giustizia sociale e di come venga riconosciuto il lavoro. In un Paese in cui il peso delle tasse è percepito come gravoso, qualsiasi apertura verso il taglio del prelievo fa nascere un senso di speranza. I bar, le pause pranzo e i luoghi di lavoro diventano terreno di confronto, tra chi sogna cambiamenti reali e chi teme che tutto resti sulla carta. Alla base rimane un fatto: quando si parla di tasse, si tocca la sostanza della vita di tutti.

Riduzione Irpef e taglio del prelievo sul lavoro dipendente

Le ipotesi legate alla Legge di Bilancio 2026 si concentrano soprattutto sull’Irpef, con una possibile riduzione dell’aliquota del secondo scaglione. Si passerebbe dal 35% al 33%, con benefici concreti per il ceto medio. Un impiegato con reddito annuo di 38 mila euro, oggi tassato in parte al 35%, vedrebbe un alleggerimento che a fine anno potrebbe superare i 400 euro.

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Riduzione Irpef e taglio del prelievo sul lavoro dipendente-trdaing.it

Piccole somme mensili, certo, ma che messe insieme fanno la differenza in un bilancio familiare. Non meno interessante l’idea di alzare la soglia del secondo scaglione fino a 60 mila euro, ampliando la platea e dando respiro anche a redditi medio-alti. Il costo stimato per lo Stato è alto, oltre 2,5 miliardi, ma l’obiettivo dichiarato è rafforzare il potere d’acquisto dei lavoratori. L’effetto simbolico sarebbe forte: dimostrare che chi contribuisce alla crescita del Paese non deve sentirsi schiacciato dal fisco. La continuità con i provvedimenti precedenti, come il bonus fiscale e la riduzione del cuneo, rende più credibile questa ipotesi. Non si tratterebbe quindi di un intervento isolato, ma di un percorso già tracciato verso un sistema più equo e sostenibile. La sfida, naturalmente, resta quella di bilanciare i conti pubblici con la necessità di alleggerire le buste paga.

Tredicesima, buoni pasto e welfare: più valore al netto

Accanto alla riduzione dell’Irpef, la proposta che più accende il dibattito riguarda la tassazione della tredicesima. Si parla di un’imposta sostitutiva, più bassa rispetto alle aliquote ordinarie, che renderebbe la mensilità aggiuntiva più ricca. Per chi ha un reddito medio-basso, il vantaggio potrebbe arrivare a 200 euro in più a dicembre, cifra capace di coprire spese festive o rate in sospeso. Già lo scorso anno si era tentata una misura simile con il bonus tredicesima, e la nuova ipotesi sembra muoversi sulla stessa strada, con l’obiettivo di dare sollievo immediato. A fianco di questa misura emergono anche altre idee, come l’aumento della soglia di esenzione dei buoni pasto, ferma da tempo a 8 euro per quelli elettronici. Un intervento che, senza costi diretti per i lavoratori, renderebbe più conveniente ricevere questo tipo di benefit. Anche le indennità di trasferta sono al centro delle discussioni: alzare i limiti di esenzione significherebbe riconoscere meglio l’impegno di chi lavora fuori sede. Il welfare aziendale, già prorogato, resta uno strumento importante per garantire vantaggi fiscali sia ai dipendenti sia alle imprese. Se tutte queste ipotesi trovassero posto nel testo definitivo, il mese di dicembre assumerebbe un significato nuovo: non solo la chiusura dell’anno lavorativo, ma anche il momento in cui lo Stato restituisce fiducia e liquidità a chi lavora.

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