Malati oncologici: accompagnamento Inps sì o no?

Non sempre le cose sono come sembrano, nemmeno quando si parla di malattie gravi. A volte, anche in mezzo a un percorso di cura complesso e doloroso, si può restare spiazzati da ostacoli burocratici inaspettati.

Chi affronta una diagnosi pesante, come un tumore, pensa giustamente che ogni tipo di sostegno sia garantito. Ma è davvero così? Quando si riceve una terapia come la chemioterapia o la radioterapia, l’indennità di accompagnamento  è concessa automaticamente? O ci sono limiti precisi da rispettare?

Persone che accompagnano un malato
Malati oncologici: accompagnamento Inps sì o no?-trading.it

Spesso le aspettative si scontrano con una realtà ben più rigida, fatta di norme, criteri e accertamenti medici. Si tende a pensare che un malato oncologico rientri sempre tra coloro che hanno diritto a ricevere un supporto economico aggiuntivo, soprattutto se il trattamento è debilitante. Tuttavia, la legge non procede per sensazioni o buon senso, ma per criteri specifici che devono essere dimostrati con documentazione precisa. E a volte, anche in presenza di una malattia grave, il diritto all’accompagnamento può non essere riconosciuto.

C’è chi, dopo un ciclo di chemio, non riesce più nemmeno a camminare per casa, e chi, nonostante tutto, mantiene un buon grado di autonomia. Ed è proprio in questo sottile confine tra autonomia e bisogno che si gioca l’intera questione. Per capire davvero come funziona il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento per malati oncologici, è importante addentrarsi nei criteri stabiliti dall’Inps e nei casi riconosciuti dalla giurisprudenza.

Quando il tumore non basta per ricevere l’indennità

Avere una diagnosi di tumore non significa ottenere in automatico l’accompagnamento. La legge stabilisce due condizioni fondamentali: l’impossibilità di camminare senza aiuto e la necessità di assistenza per compiere gli atti quotidiani. L’indennità di accompagnamento è destinata solo a chi, in modo oggettivo e certificato, ha perso l’autonomia personale.

Persone che analizzano dei dati
Quando il tumore non basta per ricevere l’indennità-trading.it

Trattamenti come la chemioterapia o la radioterapia possono causare gravi effetti collaterali, ma questi devono essere tali da impedire in modo concreto la deambulazione o la gestione personale. Senza queste prove documentate, la domanda può essere respinta. Il diritto non dipende dalla diagnosi, ma da come questa condiziona la vita di ogni giorno.

La giurisprudenza, in particolare la Corte di Cassazione, ha riconosciuto che l’accompagnamento per chemioterapia è possibile anche per periodi brevi. Se il paziente, anche solo temporaneamente, non è autosufficiente, può ricevere l’indennità. Ma, finito il ciclo o migliorate le condizioni, il beneficio può cessare. Non si tratta quindi di un diritto permanente legato alla malattia, ma di una misura legata allo stato funzionale del momento.

Presentare la domanda e affrontare un eventuale rifiuto

Chi desidera richiedere l’indennità di accompagnamento per tumore deve passare per il medico curante, che redige un certificato telematico per l’Inps. In base a questo, viene fissata una visita medica presso una commissione. Se il paziente è impossibilitato a spostarsi, la visita può avvenire anche a casa.

Se la commissione rifiuta la richiesta, è possibile fare ricorso al tribunale entro sei mesi. Il giudice può disporre una nuova perizia, affidata a un consulente tecnico, e ribaltare la decisione. È importante sapere che, se il diritto viene riconosciuto, l’indennità parte dalla data della domanda, e gli arretrati vengono corrisposti.

Ottenere l’accompagnamento per malati oncologici non è scontato, ma nemmeno impossibile. Serve documentazione chiara, un iter ben seguito e, in certi casi, anche un supporto legale. In una fase della vita in cui anche piccoli aiuti fanno la differenza, conoscere con precisione i propri diritti è il primo passo per affrontare con più forza la battaglia quotidiana.

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