La NASpI spetta ai lavoratori che hanno perso il lavoro in maniera involontaria. Quali scenari alla luce della riforma delle pensioni?
I titolari di NASpI hanno la possibilità di posticipare l’uscita dal mondo del lavoro. La percezione dell’indennità, dunque, potrebbe essere uno stratagemma per assicurarsi l’accredito dei contributi figurativi e coprire un determinato periodo (quello successivo alla perdita del lavoro) che, altrimenti, rimarrebbe privo di tutele.

Al riguardo, un nostro Lettore ha chiesto chiarimenti sui requisiti per usufruire della NASpI in caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo e sulla facoltà che possa realmente essere utilizzata da coloro che sono prossimi alla pensione, nell’attesa di un’eventuale riforma del sistema previdenziale.
NASpI 2025: requisiti per chi viene licenziato
Chiariamo, innanzitutto, che il licenziamento per giustificato motivo oggettivo (come le necessità organizzative dell’azienda), da diritto all’accesso alla NASpI, perché le cause dell’interruzione del rapporto di lavoro non dipendono dal dipendente.

È, tuttavia, necessario che ricorrano determinate condizioni. La legge impone il possesso di almeno 13 settimane di contributi accreditati nei quattro anni precedenti e almeno 30 giorni di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi. La NASpI, verrebbe erogata per un periodo pari alla metà delle settimane di contribuzione versata negli ultimi 4 anni, fino a un massimo di 24 mesi.
L’ammontare dell’indennità è pari al 75% dello stipendio medio mensile percepito negli ultimi quattro anni, se è inferiore alla soglia di 1.436,61 euro. Se, invece, lo stipendio medio è superiore a tale limite, la NASpI è pari al 75% di tale importo sommato al 25% della differenza tra lo stipendio e tale importo. A partire dal primo giorno del sesto mese di erogazione (cioè il 91° giorno), la NASpI si riduce del 3% ogni mese. Per chi ha compiuto 55 anni, il taglio si applica dall’ottavo mese (151° giorno).
La NASpI per attendere la pensione: sarà ancora possibile nel 2026?
Poiché durante il periodo di versamento della NASpI si ha diritto all’accredito dei contributi figurativi, la misura potrebbe essere usata per rimandare il pensionamento e valutare quali saranno le decisioni del Governo nei prossimi mesi. Al momento, sembrerebbe improbabile una riforma organica delle pensioni già nel 2026, ma bisognerà attendere la pubblicazione della prossima Legge di Bilancio per avere notizie certe.
In base alle indiscrezioni che circolano nelle ultime settimane, ci saranno delle novità, a partire dall’abolizione di Quota 103. L’alternativa potrebbe essere l’uscita con 64 anni di età e 25 di contributi, ma solo per chi ha iniziato a lavorare dal 1996 e che matura un assegno previdenziale pari almeno a 3 volte l’Assegno sociale. Il nuovo strumento, inoltre, dovrebbe contemplare il ricalcolo completamente contributivo della pensione spettante.
Potrebbe, dunque, diventare più difficile andare in pensione per coloro che non possono contare su carriere solide e continue e su stipendi elevati. A ciò si aggiunge il possibile innalzamento dell’età pensionabile, sulla base dei dati sulla speranza di vita, rilevati dall’ISTAT. A meno che non intervenga un blocco politico, dal 2027 saranno necessari almeno 67 anni e 3 mesi per accedere alla pensione di vecchiaia. Ma al momento si tratta solo di ipotesi.