Petrolio: ecco come le decisioni dell’Opec influiscono sui prezzi

L’OPEC e i suoi membri hanno concordato sulla prosecuzione del piano di aumenti graduali della produzione di greggio.

OPEC

Il vertice, avvenuto tramite una breve videoconferenza, ha mostrato l’intesa di tutti i membri del cartello di attenersi al piano esistente, per un graduale aumento pari a 400.000 barili al giorno.

Un incontro avvenuto in contrasto con il clima teso degli ultimi negoziati che avevano messo in luce volontà opposte circa le aspettative di alcuni membri sulla produzione futura. L’OPEC ha mostrato continuità nel suo piano atto a recuperare gli introiti ed equilibrare il prezzo del petrolio, con le scorte accumulate durante i blocchi produttivi e i vincoli agli spostamenti. Gli investitori e i trader che operano sui future del petrolio, dovrebbero considerare ora più che mai i limiti dei rialzi del prezzo del greggio. Sul medio periodo dovrebbero scontare completamente le incertezze e rimanere entro un range compreso tra i 65 e i 71 dollari.

Il prezzo del greggio è ora particolarmente sostenuto dalla fine delle variazioni della crisi sanitaria. La pandemia rischiava ancora fino a pochi mesi fa di compromettere la ripresa economica globale. La questione ancora aperta è se l’Iran e gli Stati Uniti riusciranno ad arrivare a un accordo. Sembra attualmente poco probabile la revoca delle sanzioni sulle esportazioni di petrolio della Repubblica islamica. Se questo avvenisse nuovi ribassi possono scontarsi sulle quotazioni.

Le decisioni OPEC e le prospettive del prezzo del petrolio

Attualmente il prezzo del West Texas Intermediate scambia intorno ai 67,8 dollari al barile. La domanda di carburanti sembra avere trovato il suo apice fino ad agosto. Potrebbe proseguire nei prossimi mesi, anche per via delle politiche di alcuni alleati OPEC. La Russia per esempio, è in procinto di concludere l’immissione sul mercato delle scorte accumulate che si prospetta verranno consumate solo entro settembre 2022.

Nonostante la richiesta della Casa Bianca di rilanciare la produzione più velocemente, per agevolare l’abbassamento dei prezzi e contribuire in modo più significativo alla ripresa dei consumi, la coalizione di 23 nazioni, che si incontrerà nuovamente il 4 ottobre, aveva poche ragioni per cambiare il programma stabilito, continuerà perciò a portare sul mercato un offerta con graduali aumenti mensili.

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I dati presentati ai ministri rivelano una nuova sfida per l’Arabia Saudita e i suoi partner nel 2022. Si prevedeva che i mercati tornassero in surplus l’anno prossimo, con un eccesso medio di offerta di 1,6 milioni di barili al giorno. Tuttavia, i consumi sembrano oggi mostrare un’accelerazione maggiore delle previsioni. Così mettendo nuovamente a rischio le decisioni del cartello quando verranno immesse e vendute i quasi sei milioni di barili al giorno, che mancano al raggiungimento degli standard produttivi precedenti. Alcuni membri come Angola e Nigeria, nonché paesi influenti come la Russia, potrebbero essere tra quelli che per primi pretenderanno una revisione dei limiti, per alzare la produzione a una quota significativamente superiore a quella attuale.

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