Orbán contro le sanzioni, partono i referendum popolari in Ungheria! Saranno affidabili? Quale la sua vera posizione?

L’ultima di Orbán la dice lunga sul momento che si vive in Europa al momento, specie dopo il risultato della tornata elettorale in Italia. Occorre fare chiarezza sulle posizioni.

L’autocrate ungherese vorrebbe indire un referendum, chiedendo ai suoi cittadini la propria opinione sulle sanzioni contro la Russia.

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Non si nasconde Viktor Orbán. Il presidente ungherese, in occasione di un comizio in Parlamento, ha palesato la sua volontà di indire delle “consultazioni nazionali”.

La nuova trovata di Viktor Orbán, referendum sulla sanzioni contro Mosca

L’intento sarebbe quello di verificare il parere degli ungheresi circa le misure sanzionatorie imposte dall’Unione Europea a Putin e ai suoi. La notizia è stata riportata dal magazine Magyar Nemzet, poi rigirata anche dall’agenzia di stampa russa Tass.

Stando all’autocrate ungherese le misure sanzionatorie imposte a Mosca sarebbero state ammesse in modo non propriamente democratico. La decisione, a detta di Orbán, sarebbe stata presa per sola volontà dei burocrati di Bruxelles, una scelta il cui caro prezzo sarebbe esclusivamente sulle spalle cittadini europei.

Il suo desiderio sarebbe quello di apprendere il parere del suo popolo, ragion per cui in Ungheria andrà in scena questo fantomatico referendum, dal risultato pressoché scontato. Del resto, l’autocrate afferma anche che le sanzione sarebbero alla base di ogni problematica economica europea, da qui la condanna all’Ue.

Sanzioni poco produttive, parola dell’amico di Putin

Le precisazioni del leader ungherese lasciano presagire la sua attuale posizione geopolitica.

La causa primaria delle odierne nefandezze economiche sarebbe la strategia attuata dall’Europa in risposta al conflitto in Ucraina. Il rincaro dei prezzi energetici sarebbe figlio delle sanzioni. Da qui, di conseguenza, il divampare dell’inflazione in tutti gli Stati del continente.

Non saremmo innanzi all’evoluzione di un processo economico, il rincaro tremendo dei costi di gas e luce avrebbe dunque altra origine. Le misure sanzionatorie avrebbero generato inconfondibilmente una esorbitante crescita delle spese energetiche.

Ovviamente per Orbán le colpe andrebbero addossate al mondo della politica, alle misure intraprese dall’Unione Europea, il rincaro energetico avrebbe preso forma a Bruxelles.

Sempre ovviamente, a partire dal mese di febbraio il Cremlino avrebbe goduto degli elevati costi energetici e le sanzioni, a parer suo, avrebbero sortito l’effetto contrario: gli europei sono diventati più poveri e la Russia è più ricca, ha dichiarato, ovviamente, il premier ungherese, come segnala Tass. Per concludere, ancora una volta ovviamente, l’autocrate d’Ungheria si è poi dichiarato sicuro sul fatto che “se le sanzioni imposte alla Russia verranno revocate, l’economia europea sarà in grado di ritrovare la sua forza”. 

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