Pensionati e prestazioni occasionali: 4 regole nascoste che evitano contributi inutili

Molti titolari di pensione di anzianità si chiedono se, svolgendo attività saltuarie, debbano versare contributi alla Gestione Separata INPS. Il dubbio è comune: i compensi da prestazioni occasionali sono soggetti a contribuzione o solo a tassazione fiscale? La normativa fornisce chiarimenti precisi e non lascia margini di incertezza.

Il tema delle prestazioni occasionali riguarda sempre più pensionati che desiderano integrare il proprio reddito senza intraprendere attività abituali. La distinzione tra lavoro autonomo occasionale e attività professionale continuativa è essenziale. Nel primo caso non c’è obbligo di aprire partita IVA, e il compenso è assoggettato a ritenuta d’acconto del 20% ai fini fiscali. Resta però la domanda: il pensionato, già titolare di pensione, deve versare contributi previdenziali aggiuntivi? La questione trae origine dall’art. 2, comma 26, della legge 335/1995, che ha istituito la Gestione Separata INPS. Questa gestione ha una funzione residuale, destinata a chi non ha altra copertura previdenziale, come collaboratori coordinati e continuativi o professionisti senza cassa.

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Pensionati e prestazioni occasionali: 4 regole nascoste che evitano contributi inutili – trading.it

Alcuni contribuenti non pensionati, infatti, superata la soglia di 5.000 € annui di compensi da lavoro autonomo occasionale, devono versare contributi. Ma per i pensionati la regola cambia, e lo chiariscono le circolari dell’INPS e le interpretazioni degli esperti di previdenza. Il motivo è semplice: la contribuzione obbligatoria serve a costruire un futuro trattamento pensionistico, obiettivo già raggiunto da chi percepisce una pensione di anzianità o di vecchiaia. Per questo la legge ha escluso i pensionati dal versamento alla Gestione Separata, anche in caso di superamento della soglia dei 5.000 € annui.

Prestazioni occasionali e obblighi fiscali per i pensionati

Un pensionato che svolge prestazioni occasionali non è tenuto al versamento dei contributi alla Gestione Separata INPS, a prescindere dall’importo dei compensi. La regola è stata chiarita più volte dall’istituto, ribadendo che il versamento riguarda solo i soggetti non coperti da altre forme di previdenza. I pensionati, già assicurati, restano quindi esclusi. Il compenso percepito è soggetto esclusivamente a tassazione fiscale ordinaria, con la consueta ritenuta d’acconto del 20% operata dal committente. Ad esempio, se un pensionato riceve 6.000 € per collaborazioni occasionali, l’intero importo sarà tassato, ma non genererà alcun obbligo di contribuzione previdenziale.

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Prestazioni occasionali e obblighi fiscali per i pensionati – trading.it

Diverso il discorso per chi non è pensionato: superata la soglia di 5.000 €, la parte eccedente comporta il versamento di contributi previdenziali, a carico per due terzi del committente e per un terzo del prestatore. Questo meccanismo, come ricorda il Sole 24 Ore in analisi sul tema, evidenzia la distinzione netta tra chi ha già maturato il proprio diritto alla pensione e chi invece deve ancora costruirlo.

Quando serve aprire partita IVA e iscriversi alla gestione

La possibilità di svolgere prestazioni occasionali è legata al rispetto dei requisiti di non abitualità e di mancanza di organizzazione autonoma. Se l’attività diventa stabile, continuativa o con caratteristiche professionali, non può più essere considerata “occasionale”. In quel caso, anche i pensionati devono aprire partita IVA e iscriversi alla gestione previdenziale di riferimento, che può essere la Gestione Separata INPS o una cassa professionale, a seconda del settore. La condizione di pensionato non esonera dunque dal rispetto delle regole generali quando l’attività assume carattere imprenditoriale o professionale. L’esclusione dall’obbligo contributivo vale solo per le attività realmente saltuarie e marginali, come collaborazioni sporadiche, incarichi una tantum o lavori non riconducibili a un’attività organizzata.

In questi casi, come conferma l’INPS nei suoi chiarimenti ufficiali, l’unico obbligo rimane di natura fiscale. I compensi, sommati alla pensione, concorrono alla formazione del reddito complessivo soggetto a IRPEF. Non ci sono quindi ulteriori versamenti previdenziali, né incrementi del montante contributivo già consolidato. L’equilibrio raggiunto dal legislatore risponde a un principio di coerenza: chi percepisce una pensione ha già concluso il percorso assicurativo, e non deve duplicare i contributi per attività marginali svolte in età avanzata.

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