Il tema dell’adeguamento all’inflazione per chi accede alla pensione di anzianità non è mai banale. Chi matura il diritto in un anno ma decorre la prestazione l’anno successivo si chiede se beneficerà della perequazione. La normativa distingue tra pensioni già in pagamento al 1° gennaio e nuove liquidazioni: è da qui che occorre partire per capire come funziona.
Chi si avvicina alla pensione sa che l’adeguamento annuale all’inflazione, la cosiddetta perequazione, tutela il potere d’acquisto delle prestazioni. Ogni anno, in base ai dati ISTAT, il Ministero dell’Economia definisce il tasso di rivalutazione da applicare dal 1° gennaio a tutte le pensioni già in pagamento. Ma cosa accade a chi matura il diritto a fine anno e, per effetto della cosiddetta finestra mobile, inizia a percepire la prestazione solo mesi dopo? Il caso tipico riguarda i lavoratori dipendenti pubblici che raggiungono i requisiti di anzianità e devono attendere tre mesi prima della decorrenza effettiva.

È qui che nasce il dubbio: l’aumento legato all’inflazione dell’anno precedente si applica anche alla pensione che decorre in aprile? O viene riconosciuto solo dal gennaio successivo? Per rispondere bisogna guardare alle regole generali, alle istruzioni dell’INPS e alle circolari ministeriali che disciplinano la perequazione automatica. Secondo le fonti ufficiali, l’adeguamento si applica solo alle pensioni in essere al 1° gennaio, ma le nuove pensioni vengono calcolate già tenendo conto delle retribuzioni e dei montanti contributivi aggiornati fino al 31 dicembre precedente. In altre parole, l’effetto della rivalutazione c’è, anche se non viene percepito come aumento separato al 1° gennaio.
Come funziona la perequazione automatica
La perequazione è il meccanismo con cui le pensioni vengono rivalutate annualmente in base all’andamento dell’inflazione. L’adeguamento decorre dal 1° gennaio ed è riconosciuto solo alle prestazioni già liquidate a quella data. Chi diventa titolare di pensione di anzianità successivamente riceve un trattamento già aggiornato ai valori contributivi e retributivi dell’anno precedente. Ad esempio, se il diritto matura nel dicembre 2025 ma la decorrenza è fissata al 1° aprile 2026 per effetto della finestra mobile, la pensione verrà calcolata con riferimento ai dati contributivi rivalutati fino al 31 dicembre 2025. Non riceverà però materialmente l’adeguamento dell’inflazione applicato dal 1° gennaio 2026 perché a quella data non era ancora titolare di pensione.

Lo stesso chiarimento è stato fornito dall’INPS in diverse circolari e dal Ministero del Lavoro, che hanno ribadito come la perequazione abbia come condizione la titolarità della prestazione. Fonti come Il Sole 24 Ore e Quotidiano Previdenza confermano che l’adeguamento 2025 sarà implicitamente incluso nel calcolo iniziale, mentre il primo incremento esplicito scatterà dal 1° gennaio 2027, quando la pensione sarà già in pagamento.
Pensione di anzianità e finestra mobile: cosa succede al calcolo
Per i lavoratori del comparto pubblico, la pensione di anzianità si consegue con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) e decorre dopo una finestra di tre mesi dalla maturazione dei requisiti. Questo significa che chi perfeziona i contributi il 28 dicembre 2025 avrà diritto alla decorrenza dal 1° aprile 2026. Nel calcolo della pensione saranno inclusi i contributi e le retribuzioni aggiornate al 31 dicembre 2025, quindi con l’effetto indiretto della rivalutazione inflattiva di quell’anno. Tuttavia, la vera perequazione automatica sarà applicata dal 1° gennaio 2027, quando la prestazione sarà in pagamento e potrà beneficiare degli incrementi legati all’inflazione rilevata nel 2026.
La logica è la stessa che si applica a tutte le nuove liquidazioni: chi non era ancora pensionato al 1° gennaio non riceve l’aumento automatico di quel mese, ma la pensione di prima liquidazione risulta già aggiornata. Secondo le fonti ufficiali INPS e Ministero dell’Economia, questo criterio garantisce equità e uniformità tra chi è già titolare e chi diventa pensionato successivamente. In sintesi, il diritto maturato nel 2025 viene valorizzato nel calcolo della pensione che decorre nel 2026, ma la prima vera perequazione annuale sarà riconosciuta dal 2027 in poi.