Un conto cointestato può sembrare una scelta pratica, ma nasconde insidie poco conosciute. Cosa succede se uno dei due titolari ha un debito e arriva il pignoramento? Non è raro finire in situazioni spiacevoli per errori altrui, e capirne le conseguenze è fondamentale.
Tra limiti di legge, presunzioni di proprietà e possibilità di difendersi, c’è molto di più di quanto sembri. Il rischio è reale, anche per chi non ha fatto nulla.

Aprire un conto corrente cointestato è spesso un gesto spontaneo. Serve per gestire le spese comuni, per semplificare la quotidianità. Eppure, basta che uno dei due intestatari accumuli un debito perché la situazione si complichi. I risparmi, anche se versati da un solo soggetto, possono finire nel mirino di un creditore. Non importa quanto ci sia sul conto: il pericolo non sta nell’importo, ma nella presunzione che tutto sia diviso a metà.
Chi si trova coinvolto in un pignoramento del conto cointestato, spesso lo scopre solo quando il saldo viene bloccato. E le spiegazioni non sempre arrivano in tempo. Le regole ci sono, ma bisogna conoscerle per evitare danni economici ingiusti.
Quando il pignoramento colpisce un solo intestatario
Se uno dei titolari ha un debito e il creditore ottiene un atto di pignoramento, può colpire solo la quota di denaro presumibilmente di sua proprietà. In assenza di prove contrarie, si assume che le somme presenti siano divise al 50%. Quindi, anche se uno dei cointestatari ha versato tutto, metà del saldo può essere congelato.

Il problema si aggrava quando non si riesce a dimostrare l’origine delle somme. Serve documentazione: buste paga, cedolini, contratti o scritture private registrate. Solo così si può evitare che il denaro venga sottratto a chi non ha alcun debito.
Esistono però limiti specifici per i conti in cui vengono accreditati stipendi o pensioni. In questi casi, si può pignorare solo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale, e per le mensilità future solo fino a un quinto del netto. Se il creditore è l’Agenzia delle Entrate, le soglie sono ancora più basse.
E se il debito è con la stessa banca?
Quando il debito riguarda proprio la banca dove è aperto il conto cointestato, il quadro cambia. Se il conto è andato in rosso, o è collegato a una carta usata in modo improprio, la banca può rivalersi su entrambi i titolari. Si applica la cosiddetta responsabilità solidale, e il cointestatario che non ha speso nulla può comunque dover rimborsare il debito. Solo in un secondo momento potrà chiedere quanto dovuto all’altro, ma intanto il danno è fatto.
Questo dimostra quanto sia importante valutare con attenzione con chi si condivide un conto. Un gesto di fiducia può trasformarsi in una complicazione legale inattesa. E la consapevolezza, in questi casi, è la miglior difesa.