Ci sono delle novità che spaventano molti italiani perché potrebbero vedersi tolti soldi dalla busta paga. Mancano pochi mesi.
Il Fisco non riesce a recuperare tutti i crediti con i contribuenti che sono in difetto con tasse e multe. Allora ha pensato bene di intervenire direttamente sulla busta paga dei lavoratori. Saranno dolori veri, stop al ‘libero arbitrio’.

Di fatto si tratta di pignoramenti veri e propri, anche se rateizzati, perché la nuova legge di Bilancio pensa all’idea di intervenire sugli stipendi di quei contribuenti che hanno debiti importanti con il Fisco e non sono mai riusciti ad estinguerli. Secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono almeno 250 mila i lavoratori che si trovano in una condizione di debito che prevede il pignoramento dello stipendio. Di questi 250mila, circa 30.000 sono i lavoratori che guadagnano mediamente 3.500 euro al mese, e che vanno dunque incontro a una trattenuta di 500 euro al mese.
Ma andiamo per gradi: partiranno nel 2026 le trattenute sui salari dei dipendenti pubblici con retribuzioni superiori a 2.500 euro e debiti oltre i 5.000 euro. La trattenuta sarà di un settimo della retribuzione mensile, fino a quando il debito non sarà completamente estinto. Sulle tredicesime interverrà una trattenuta del 10%. Le nuove misure per la gestione dei debiti fiscali dei dipendenti pubblici, come anticipato, sono previste dalla legge di Bilancio.
Stipendio pignorato se hai debiti con il Fisco: la nuova stringente Legge di Bilancio
I pignoramenti agiranno sulle somme che riguardano stipendio, salario o altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a causa di licenziamento.

Nel complesso, la stretta interesserà circa 180 mila dipendenti con stipendi superiori a 2.500 euro e debiti con l’erario oltre i 5mila euro. Il Tesoro conta di recuperare in questo modo 36 milioni di euro nel primo anno di applicazione della norma, e poi 90 milioni di euro annui. In Italia si contano 22,8 milioni di contribuenti che hanno debiti ancora aperti con il Fisco. Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi della Cgia, su dati forniti dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione e altri enti fiscali, oltre 19 milioni sono persone fisiche, di cui 16,3 milioni sono lavoratori dipendenti, pensionati e percettori di altre forme di reddito, come quelli derivanti da beni mobili e beni immobili.
A questi si sommano 3,6 milioni di persone giuridiche. Tra tasse, contributi, imposte, multe e bollette non saldate, le somme dovute e non riscosse dal Fisco sono arrivate a superare i mille miliardi di euro. L’importo che si potrà attaccare sarebbe di poco superiore ai 100 miliardi di euro (il 7,9% del totale). Dei 1.274 miliardi di euro di tasse non riscosse negli ultimi 25 anni, più della metà, il 58%, ovvero 739,3 miliardi di euro, è riconducibile alle regioni del Centro e del Sud. Solo il Lazio presenta un debito generale da riscuotere di 226.720 milioni di euro. La Campania si ferma a 152 milioni. La Sicilia sfiora i 90 milioni. La Lombardia da sola arriva a 259 milioni.